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Albero genealogico degli dèi

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view post Posted on 30/12/2010, 15:50     +1   -1




I miti adempiono a scopi assai diversi. Molti di essi presentano caratteri marcatamente religiosi; altri raffigurano sentimenti, esortazioni, divieti caratteristici di un'intera collettività sociale: svolgono funzioni di modelli di costume o stanno al posto delle moderne leggi. Alcuni miti cosmogonici, ripresi più tardi in forma "scientifica" per spiegare, ad esempio, l'origine di ogni cosa dall'acqua, raccolgono narrazioni sull'origine dell'Universo, della Terra, del cielo.
La mitologia greca è piuttosto articolata e complessa; inoltre, la varietà delle fonti non permette una ricostruzione certa dell'albero genealogico degli dèi. Quello qui proposto in veste grafica, seppure incompleto (per esempio, manca Atena, direttamente partorita dalla testa di Zèus), è, credo, il primo del genere ed ha il solo scopo di fornire un ausilio visivo per orientarsi più facilmente nella complessa gerarchia degli dèi, contribuendo a sviluppare un quadro d'insieme con la filosofia greca.

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Dall'esame dell'albero (si noti che Urano nacque direttamente da Gea), si può notare che Dióniso (il Bacco dei romani) era un vero dio sebbene generato dall'unione di Zeus con la mortale Semele: questa era però anche sua nipote (in quanto figlia della cugina Armonìa e del mortale Cadmo).
Anche Ermes, figlio di Zeus e della ninfa Moia, era un dio. E pure Atlante, nato da Giapeto e dalla ninfa Asia.
Polifemo (il più noto dei ciclopi), figlio di Poseidone e della ninfa Toosa, al contrario era un semidio. E semidio era anche Eracle, figlio di Zeus e della mortale Alcmena. Stranamente, la bellissima Elena (responsabile della guerra di Troia), era mortale sebbene figlia di Zeus e Nèmesi.

A parte quest'ultima incongruenza, è abbastanza evidente che il connubio di dèi con mortali era piuttosto comune e verosimilmente permetteva di giustificare l'attribuzione di origini divine ai mortali che se ne avvantaggiavano per giustificare il proprio potere. Inoltre, i semidèi potevano essere feriti e uccisi, sebbene questo potesse scatenare le ire di qualche stretto parente divino... Uisse, per aver accecato Polifemo dovette affrontare l'ira di Poseidone nel drammatico viaggio di ritorno ad Itaca. Eracle, vittima di una veste avvelenata dal sangue del centauro Nèsso, fu invece condotto nell'Olimpo, dove ebbe il dono dell'eterna giovinezza.

Proprio la figura di Eracle riscosse un notevole successo, tant'è che tuti i popoli attorno al Mediterraneo cercavano di trarne brandelli di gloria facendolo transitare per il proprio territorio, per compiere qualche impresa, per attribuirgli dei figli o proponendo un'incarnazione locale dell'originale. Tralasciando sulle origini di questo mito, per il quale si può rimandare alla notevole letteratura in materia, ci limitiamo a sottolineare come permettesse l'attribuzione di origini divine a mortali particolarmente valorosi o in qualche modo ritenuti tali.

Infine, dall'albero genealogico, si vede che nella complessa mitologia greca vi sono entità che sono al di sopra degli dèi stessi; fra queste c'è Ananke (la Necessità), una delle Moire.
La Necessità, secondo Platone è uno dei principi primi, che nel mito rappresenta la "causa errante", ciò che, per sua natura, è incostante, anomalo, che non può essere previsto; ma è anche forza, movimento, cambiamento inteso, principalmente, nel lato negativo dell'irregolarità e dell'inintellegibilità. L'operare erratico di Ananke è sempre presente e non viene sopraffatto mai dalla ragione perché questa non riesce mai a persuaderla del tutto. Nell'etimologia del termine Ananke si trovano tracce in moltissime lingue e quasi in tutte il significato primitivo rimanda a "qualcosa che stringe", d'angusto, tanto che proprio da questo termine derivano i termini angoscia, ansia, ossia termini associabili al dolore. Necessità è anche ciò che non può non essere.
E' ragionevole pensare che queste figure al di sopra della volontà degli dèi, permettessero di scagionare agli occhi del popolo quei sacerdoti dall'inefficacia delle preghiere ancorché supportate da sacrifici propiziatori.

Nèmesi

Nella bellissima Costellazione del Cigno, la sua stella più luminosa, Deneb, insieme alla stella Vega della Lyra e Altair dell'aquila, forma un triangolo noto come triangolo estivo. I Greci vi ravvisavano un cigno, dove la stella Albireo rappresentava la testa, la stella Sadr il petto e Deneb la coda. La forma a croce le fà attribuire talvolta anche il nome Croce del Nord.

Nèmesi è, è una delle figure della Necessità. Così come le sue sorelle, anch’ella non ha un volto definito e fa parte del mondo primigenio, remoto, regno della potenza ancóra astratta. Nèmesi, la Vendetta, è la più bella ed ha quale inseparabile amica Aidòs, il Pudore. Ciò che unisce le due amiche è l’offesa: Aidòs trattiene gli uomini dal compierla, Nemesi interviene come ineluttabile conseguenza, contro chi non ha prestato ascolto a Pudore.

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In Grecia e soprattutto nell’Attica, Nemesi era oggetto d’un culto speciale che più tardi raccolse anche a Roma,dove le fu innalzata una statua sul Campidoglio.

Igino (Vissuto nel II sec. D.C., è l'autore non meglio identificato del Poeticon astronomicon, un testo basato sulle costellazioni elencate da Eratostene, con l'aggiunta di molte altre storie), racconta che Zeus si era invaghito della dea Nèmesi, ma che questa non ne voleva sapere del suo amore. Per superare le sue resistenze, Zeus si trasformò in cigno e chiese ad Afrodite di mutarsi in aquila e fingere di dargli la caccia. Némesi, impietosita dal cigno in fuga, gli diede protezione prendendolo in grembo: troppo tardi si accorse che sotto le spoglie dell'animale si celava il re degli dèi. Di questo mito esiste anche una versione diversa, narrata da Eratostene. Egli dice che Nemesi, per sfuggire alle profferte amorose di Zeus, si trasformò in vari animali: ma Zeus la inseguì caparbiamente trasformandosi di volta in volta in un animale più grande e veloce di lei. Quando Nèmesi si mutò in oca, Zeus assunse le fattezze di un cigno, riuscendo infine a raggiungerla.

Da questo connubio Nèmesi geneò un uovo che venne donato alla regina Leda di Sparta e da questo uovo venne alla luce Elena, la causa di uno dei conflitti più famosi che si verificarono nella storia dell’antichità. Questa gerra rimase unica sia per i preparativi, per la sua durata e per l'importanza degli eroi che vi parteciparono, tanto che neppure l’Olimpo potè restare, questa volta, semplice spettatore di vicende umane, poichè anche gli dèi furono coinvolti in una sorta di guerra intestina.

Elena nacque da ciò che gli uomini definiscono una contraddizione: dalla "possente necessità" di un dio di "sedurre" la Necessità, affinchè generasse la bellezza. In realtà, sull'origine di Elena alcuni autori la volevano nata da un uovo deposto da Leda dopo che Zeus si era unito a lei in forma di cigno; secondo altri Elena nacque proprio da un uovo della dèa Nèmesi e da Leda fu soltanto allevata come figlia.



FONTE www.nemesi.net
 
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