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Un sogno bianconero

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«èlis»
view post Posted on 25/7/2011, 12:40     +1   -1




Ecco Leo Messi !
Si è proprio lui, lo riconoscerei tra mille.
Siamo in uno stadio, io sono in campo con la maglia della Juventus, la mia squadra del cuore fin da quando ero bambino, mi avvicino a lui, gli arbitri si stringono la mano, in mano ho il gagliardetto della squadra, ho la fascia da capitano, mi guardo in torno.
Gli spalti sono gremiti di persone, milioni di bandiere sventolano, i cori e gli sfottò sovrastano il campo.
Torno con lo sguardo verso Messi.
È lì, mi saluta, mi stringe la mano, ci scambiamo i gagliardetti. Non ci posso credere il mio sogno si è realizzato..
L’arbitro fischia il calcio d’inizio.
Prendo subito palla, cross filtrante, passo ad un compagno, lui dribla un avversario, la passa di nuovo a me, crosso l’ultimo difensore e.. RETEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Tutti i miei compagni mi saltano addosso, urlano mi fanno i complimenti, mi leccano!..
Ei ma che cazz ?!?!?!?!

Mi sveglio di botto e noto che il cane è sopra di me e mi lecca tutta la faccia.
Era solo un sogno quindi.
Sono le 9.00 del mattino, decido di alzarmi tanto non avrebbe senso continuare a stare nel letto.
I miei non ci sono, sono già usciti per andare a lavoro, mio padre fa medico e mia madre l’avvocato.
Io sono un ragazzo come tanti, con il solito sogno di giocare in una squadra prestigiosa e sfondare nel mondo del calcio.
Per adesso gioco nella squadretta del paese, attaccante, numero 10..
Tutto questo però sta iniziando ad annoiarmi, non c’è motivazione di fare bene non c’è un vero traguardo da raggiungere e nulla per cui lottare veramente.
Riesco a divertirmi di più con la PS e gli amici che sfido ogni giorno riuscendo sempre a vincere.
Ho provato a parlare con il mister di questa cosa, ma ogni volta che ci provo fa’ di tutto per cambiare discorso.

Sul fronte della scuola sono una schiappa ed infatti anche oggi ho preso 3 in economia.
I miei non sanno più cosa fare ed infatti non si meravigliano più dei miei voti, delle mie pagelle e delle lamentele dei professori, si limitano semplicemente e dirmi di studiare.
Secondo me la colpa del mio insuccesso è dovuta anche a loro, insomma non sono mai a casa e quando ho bisogno di aiuto con i compiti non posso chiedere a nessuno.
In più la loro presenza in casa non si nota nemmeno, praticamente assorbiti come sono dal loro lavoro tornano a casa solo per dormire.

Sento squillare il telefono e vado a rispondere.
Dall’apparecchio sento la voce ben distinta ed emozionata di un uomo e capisco subito che si tratta del mio mister.
“Ciao Riccardo non ti ho mica svegliato vero?!” sento dire.
“No mister non si preoccupi, ero sveglio da un po’. Ma, come mai mi chiama a casa?”.
“Devo darti una notizia molto importante. Sai quando provavi a parlarmi del tuo malessere nella squadra, io facevo di tutto per non farti parlare perché avevo in serbo una sorpresa per tutti voi. Una di quelle che potrebbe cambiarvi la vita.”
“Davvero??? Di cosa si tratta??”
“Sono riuscito a contattare i presidenti delle squadre di Milan, Inter e Juventus e ho organizzato un torneo dove avrete la possibilità di essere scelti in una di queste squadre.”
“Cosa???!!! Oh mio Dio ma sta scherzando???”
“No. Domani sera si disputerà la partita contro il Parma e ci saranno anche gli osservatori delle 3 squadre. Mi raccomando, vedi di esserci e di dare il meglio di te, intesi?”
“Certo mister, non la deluderò!”
“Benissimo. Ci vediamo domani alle 15.00 al campo. Buona giornata campione!”
“Buona giornata a lei mister.”

Riaggancio il telefono.
Non riesco a credere a quello che ho appena sentito.
Mi guardo allo specchio sopra il mobile del corridoio e noto che ho un sorriso sulla faccia davvero ebete.
Decido di chiamare qualche amico e di andare a giocare al parco, così almeno facciamo una piccola partitella per esser pronti domani.
Quando torno a casa faccio in 3 secondi una doccia rilassante e dico tutto ai miei che mi fanno un imbocca al lupo per la partita, dopodiché vado a letto.

Regna una strana calma sul campo da gioco, gli spalti sono ancora deserti e ci siamo solo io e la mia squadra ad allenarci nel più assoluto silenzio.
Di tanto in tanto passa qualche nuvola che proietta un’ombra nel terreno morbido.
Mentre ci stiamo allenando iniziano ad arrivare i tifosi da tutte le entrate del piccolo stadio, e quando sentiamo i primi cori capiamo che è arrivato il pullman del Parma.
Ci avviamo verso gli spogliatoi per incontrare i giocatori e salutarli prima di andare in campo, sembrava di essere in una partita che valeva per la qualificazione alla Champions, ed infatti la tensione tra di noi era parecchio alta.
Stefano Morrone, capitano del parma ci guarda e sorride, dicendo che sapeva benissimo cosa provavamo e facendoci gli auguri per la partita raccomandandoci di giocare come abbiamo sempre fatto senza che la tensione facesse da padrona.
Li, nel gruppo degli avversari, c’è anche Sebastian Giovinco ex giocatore Juventino e non riesco a trattenermi dal salutarlo.
Lui un po’ spaesato sorride e ricambia il saluto, facendomi anche lui un imbocca al lupo.

È il momento di entrare negli spogliatoi e decidere il modulo e la tattica.
Giochiamo con il 4-4-2 palla a terra.
Tra i nomi dei convocati il mio non c’è e mi ritrovo in panchina con la stupida promessa del mister che mi rimbomba nella testa.
Inizia il match e già dopo i primi 10 minuti di gioco siamo in svantaggio per 1-0.
Mentre i miei compagni giocano, io mi concentro a guardare sugli spalti, per leggere ogni singolo striscione e ogni dimostrazione d’affetto dei tifosi.
Secondo me l’anima del calcio sono loro, perché beh a dirla tutta se non ci fossero il calcio non avrebbe molto senso, sarebbe vuoto, non ci sarebbe gusto a giocare nel silenzio sapendo che non importa a nessuno quello che fai. Invece sentendo i cori che ti supportano, e la carica che ti dà sapere che per qualcuno sei un mito da eguagliare ti da una marcia in più e uno stimolo per far bene.

Ad un tratto sento un fischio e gli spalti che esplodono in un applauso.
Ho pensato talmente tanto da non accorgermi che era finito il primo tempo, naturalmente con la mia squadra che perdeva.
Mentre i miei compagni tornano negli spogliatoi, io e gli altri panchinari andiamo a scaldarci facendo passaggi e corsette.
Mentre palleggiamo ci capita di parlare di molte cose, una su tutte le convocazioni che ci saranno al termine della partita.
Ognuno di noi ha la sua squadra preferita però a tutti noi sorge un dubbio: se ad uno di noi lo sceglie una squadra diversa da quella amata, come si reagisce alla cosa?
Tutti concordano sul fatto che accetterebbero ugualmente, anche se significherebbe stare in una squadra avversaria alla propria, io invece no non sono affatto d’accordo su questo.
Beh si, sono pur sempre squadre di serie A e con una grande piazza per mettersi in mostra, però se mi arrivasse l’offerta di una delle squadre che non è la mia, io la rifiuterei perché accettarla sarebbe sinonimo di “tradimento” verso i colori, la società e le tradizioni della maglia.
Tutti ovviamente scoppiano in una grandissima risata e mi tocca modificare tutto ciò che ho detto dicendo che se una squadra di serie A mi chiamasse io accetterei a patto che non sia pericolosa, calcisticamente parlando, per la mia squadra del cuore.

Arriva il momento che i ragazzi tornino in capo.
Appena il mister esce dagli spogliatoi resetta la squadra e manda a giocare tutti coloro che al primo tempo erano in panchina, compreso me.
Giochiamo una partita impari, come deve essere e perdiamo per 5-1, con l’unico goal fatto da me su rigore (inesistente) dato a nostro favore per evitare di farci sembrare idioti.
Anche se non è che serva ad un gran che visto che a fine partita siamo depressi.

Dopo tutti i convenevoli e strette di mano, siamo in trepidante attesa del verdetto dei tre osservatori di Juve, Milan e Inter.
Il primo portiere al Milan, e sale la tensione.
Il centrocampista alla Juve, e mi crolla il mondo addosso.
Io all’Inter.
Non ci voglio credere. Non sono mai stato così deluso in vita mia, mi avvicino all’osservatore che mi porge la maglia, e la rifiuto abbandonando il terreno da gioco.
Dagli spalti si levano mormorii e bisbigli e mentre mi avvio negli spogliatoi sento mille occhi puntati su di me. Sinceramente non mi interessa perché come avevo spiegato ai miei compagni durante il riscaldamento non avrei accettato nessuna maglia al di fuori della Juve quella sera.

Mentre sono negli spogliatoi, il mister viene a parlarmi, cercando di capire perché avessi reagito così.
Con molta calma e con le parole più adatte possibili ho cercato di spiegarglielo e strano ma vero mi ha capito.
Quando esco dallo spogliatoio diretto a casa, incontro il presidente del Parma che mi chiede se avrei voglia di giocare per la sua squadra, perché mi ha visto in campo e gli piace il mio modo di fare e di comportarmi di fronte a determinate scelte.
Gli rispondo che dovrei pensarci a mente più lucida perché ora come ora sono troppo amareggiato per non essere stato all’altezza della scelta della Juve, lui dall’alto della sua esperienza mi rassicura come un padre e mi lascia un biglietto con degli orari di cui posso usufruire quando mi sentirò meglio e pronto per prendere una decisione.
Tornando a casa e vedo mio padre e mia madre che mi guardano con uno sguardo strano, dicono che la mia ora arriverà presto e che loro saranno sempre al mio fianco qualunque decisione prenda.
Salgo in camera e mi stendo sul letto a guardare il soffitto, in mano ho ancora il biglietto del presidente e mi addormento così tra la tristezza, la delusione e la confusione che mi gira in testa.

Il giorno seguente mi sveglio presto, ho dormito male e non ho più voglia di stare in quella casa.
Decido di uscire e mi ritrovo a passeggiare sulla strada dello stadio.
Appena me ne accorgo, mi sale un tale nervosismo che tiro un calcio alle recinzioni che proteggono il campo da gioco, producendo un rumore metallico assolutamente orribile.
Con il movimento della gamba, durante il calcio, ho notato che mi era caduto a terra un foglio.
Mi chino per prenderlo e noto che erano gli orari che mi aveva dato il mister del Parma per trovare un accordo e andare a giocare da lui.
Senza starci a pensare ancora prendo la decisione che ritenevo migliore al momento, così vado alla sede.

Appena arrivato, vengo accolto da una segretaria piuttosto giovane e carina, che subito mi fa accomodare in sala d’aspetto avvisandomi che il mister era in riunione con i giocatori e sarebbe arrivato il prima possibile.
Aspetto tranquillo come se tutto quello che stessi facendo fosse una cosa che ho sempre fatto, e mentre mi meraviglio della mia calma, inizio a guardarmi intorno..
“Tu che ci fai qua?!?”
“Che? Chi ha parlat???…. Marco? Che ci fai tu qua!!!!”
“Mi ha fermato il mister dopo la partita e mi ha offerto un posto nel Parma. Anche tu sei qui per lo stesso motivo non è così?”
“Si. Beh dai mi fa piacere che ci sia qualcuno che conosco..”
“A chi lo dici..”
Ad un tratto, la porta che ci separa dalla sala riunioni si apre e tutti i giocatori ed i preparatori escono fuori.
Tra di loro, Morrone e Giovinco ci riconoscono e ci salutano, dopodiché vanno via.
Il mister è l’ultimo ad uscire insieme ad una donna che scopro essere sua moglie ed avvocato della squadra.
Appena nota me e Marco, sul suo viso si forma un sorriso enorme e ci invita ad entrare nella sala.
Dentro, seduti ad un tavolino, ci sono i dirigenti del Parma che appena vedono il mister tornare con noi capiscono subito che siamo le 2 “promesse” di cui avevano sentito parlare.
Iniziamo a parlare fra tutti e alla fine mi trovo un foglio in mano che invita i miei genitori a mettersi in contatto con la società per dare l’ok al mio acquisto.

Dopo tutte le faccende burocratiche, io divento ufficialmente giocatore del Parma e devo dire che i giocatori di questa squadra sono veramente simpatici, mi trovo davvero bene in questo ambiente.

Disputo le partite meno importanti del Parma, tanto per farmi “le ossa”.
Tra poco compio anche i tanto attesi 18 anni e tutto sarà sicuramente più semplice.
Mentre aspetto il compleanno, continuo ad allenarmi senza sosta ricevendo i complimenti del mister e dei miei compagni di squadra.

Finalmente 18 anni!!!!!!!!!!!!
E per festeggiare non c’è niente di meglio che entrare in campo e segnare un goal!
Adesso sono sicuro che la mia permanenza al Parma sarà una favola!

Mi sbagliavo di grosso.
Per un rigore mancato mi sono sentito accusare da tutti, società, tifosi e compagni di squadra.
Tutto perché giocavamo contro la Juventus e tutti sapevano che era la squadra che avevo nel cuore.
Da parte mia non devo pentirmi di nulla, non l’ho fatto apposta a sbagliare il goal del pareggio quindi non ho problemi con la mia coscienza.
La cosa che mi fa più innervosire è che per ben 4 volte i miei compagni hanno sbagliato a porta vuota e nessuno ha detto nulla.
Meglio lasciar perdere, tanto nessuno capisce ciò che voglio dire.

I miei genitori questa sera sono tornati prima stranamente..non vorrei che fosse successo qualcosa.
Mentre tolgo i piatti dalla tavola, loro mi chiamano in salotto per parlare.
Sento la tensione che c’è nell’aria ma faccio finta di nulla per non turbarli ancora di più e attendo la loro prima parola.
Mio padre esordisce con un “Sai figliolo nella vita, certe volte, ti capitano cose che non puoi lasciar perdere e per quanto tu provi a non pensarci è inevitabile che un pensiero ci va sempre.”
“Oh papà non farla tanto lunga, dimmi cosa devi dire e facciamola finita.”
“Ok, come vuoi. Oggi a lavoro mi hanno offerto una promozione che porterebbe alla nostra famiglia un bel po’ di soldi ed un discreto successo personale per me.”
“Beh, è una bella cosa no? Qual è il problema??”
“Il problema è che dovremmo trasferirci a Torino. Se ti sta bene partiamo tra 3 giorni.”
“Ah, ehm..va bene, come volete.”
“Sei sicuro di quello che dici? Perderai il Parma così”
“Non mi interessa, non voglio stare in una squadra dove vengo accusato di favorire gli avversari. Anzi domani vado alla sede e mollo tutto, non preoccupatevi.”
“Va bene figliolo, sappi che qualunque decisione prenderai siamo con te.”
“Grazie.”

Ok sono davanti alla sede, entro e mollo tutto, che vadano al diavolo tutti quelli che mi sono contro.
“Salve mister. Ho bisogno di parlare con lei.”
“Entra pure ragazzo. Dimmi tutto.”
“I miei genitori si trasferiranno per lavoro, ed io ho deciso di lasciare la squadra.”
“Hai deciso di lasciare? Ti stavi mettendo bene in mostra, è una pazzia lasciare adesso.”
“Mi dispiace ma dopo quello che è successo contro la Juventus e questo trasferimento, non mi va più di rimanere qua. Lascerò il calcio e mi troverò altro da fare.”
“Se è questo che vuoi, non posso fermarti. Sappi che se hai bisogno la mia porta è sempre aperta.”
“La ringrazio, arrivederci.”

Siamo in viaggio per Torino, il mio umore non è un gran che ed i miei fanno di tutto per farmi sorridere, con scarsi risultati.
Appena arrivati alla nuova casa però, il mio umore migliora.
È davvero bella e subito corro per le scale a scegliere la mia camera. Prendo quella vicino al bagno così se ne ho bisogno non devo fare molta strada.
Tutta la casa è molto luminosa e immersa nel verde, proprio come piace a me, così nessuno rompe le scatole.
Aiuto i miei a sistemare gli scatoloni e successivamente esploro il giardino sul retro.
Appena scosto due rami e qualche cespuglio, davanti a me sia apre un paesaggio che non mi sarei mai aspettato di vedere.
Davanti a me, c’è il campo dove la Juve si allena e li che palleggiano intravedo Del Piero e Nedved i due inseparabili amici.
È una scena magnifica così decido di scattare qualche foto di nascosto sperando che non mi vedano.
La cosa delle foto va avanti per qualche settimana, però oggi non ci sono stranamente così decido di andare nel campetto a fare due tiri, tanto per vedere se mi riesce ancora.
Quando sono davanti alla porta provo una strana emozione dentro di me, come se sapessi che presto mi sarei allenato qui con Pavel, Alex e gli altri.
Ad un tratto, dopo il mio tiro in porta, una voce mi riporta alla realtà, e, appena mi giro vedo Nedved dietro di me che batte le mani.
“Sei bravo, hai un buon tiro ed una buona potenza.”
“la ringrazio signor Nedved, lei è troppo gentile.”
“Oh, chiamami Pavel. Comunque non si tratta di gentilezza, è la verità. Ti va di fare due tiri con me?”
“Certo!”
Così iniziamo ad allenarci tutti i giorni sempre alla stessa ora, e da lui imparo molte cose e molti segreti che portano il mio calcio ad un livello più elevato e interessante.
Meno male che ho deciso di seguire i miei genitori qui, altrimenti non avrei mai avuto la possibilità di vivere un’esperienza come questa.

Un giorno però, insieme a Nedved vengono altre persone che non ho idea di chi siano.
Pavel me li presenta e scopro che sono i preparatori atletici della Juventus.
“Sai, mi sono permesso di iscriverti al provino che la Juve farà per reclutare giovani. Se non ti interessa dimmelo pure che tolgo il tuo nome.”
“No! È una cosa bellissima! Non me lo aspettavo.”
“Loro sono i nostri preparatori atletici, siccome so cosa sai fare, ho chiesto a loro di aiutarti in attesa della partita, così impari gli ultimi trucchi utili. Buona fortuna!”
“Grazie mille Pavel, e grazie anche a voi che mi aiutate.”

I giorni passano tra un allenamento e l’altro, e giorno dopo giorno divento sempre più bravo e forte.
Sono consapevole del mio potenziale e la sera prima della partita mi addormento tranquillo come non era mai successo.
Scendo in campo appena sento pronunciare il mio nome e mi ritrovo nella squadra blu con molti altri ragazzi della mia età.
La partita inizia e finisce alla velocità della luce, non mi sono nemmeno accorto di aver segnato 3 goal che hanno portato la mia squadra alla vittoria.
Subito dopo la fine vengono scelti coloro che saranno nella Juve.
Adesso l’ ansia si fa sentire. Mi tremano le gambe e non sto più nella pelle. Voglio saper i nomi subito!
Passano svariati minuti che al contrario della partita sembrano un eternità, ma alla fine ecco gli esaminatori con le maglie da dare ai vincitori.
Iniziano a chiamare i nomi dei portieri, poi difensori, centrocampisti ed infine tocca alla mia categoria.
Su 4 posti, 3 sono già occupati. Manca un solo nome.
Aspetto.
Continuo ad aspettare.
Adesso sono nervosissimo.
Non ce la faccio più sto per scoppiare.
“Riccardo Maletti”
Ommioddio il mio nome, mi hanno preso!
Mi avvio felice verso la mia maglia e mentre la metto sento un emozione grandissima.
Mi volto verso le tribune dove stavano i miei genitori, con il nuovo lavoro avevano più tempo libero, e sorrido nella loro direzione.
Sento un altro nome che farà parte della rosa e mi giro di scatto perché qualcosa non mi torna.
Cen’è uno in più, e cerco tra i volti degli altri per vedere la stessa espressione di stupore che è dipinta sulla mia.
Uno do loro mi spiega che ne viene scelto uno in più, perché tra quelli che formano la nuova rosa ce ne sarà uno che andrà direttamente in prima squadra e colui verrà scelto da Pavel Nedved.

Sono un po’ scosso dalla cosa, ma quando vedo Pavel che mi sorride, capisco tutto il suo impegno nel farmi allenare e preparare con cura.
Infatti sceglie me. Non ci volevo credere. Giocherò nella Juventus, in prima squadra e con i più grandi campioni.
Nessuno adesso mi potrà dire che giocherò contro la mia squadra perché sono in quella che ho sempre sognato e darò anima e cuore affinché vinca tutto.

Passano molte partite con i miei nuovi compagni, ed oltre al campo ci vediamo anche fuori e ci divertiamo da matti tutte le volte che usciamo.
Il migliore è sicuramente Chiellini, il suo sangue toscano si fa sentire ogni volta!
Una sera però eravamo tutti cauti al ristorante poiché il giorno dopo ci sarebbe stata una partita importantissima.
Come nel mio sogno, avremmo giocato contro il Barça di Messi. Non avevo ancora intensione di crederci.

Oggi c’è la partita.
Sono tesissimo, ho paura di sbagliare e non potrei perdonarmelo.
Alex vede come sto e mi viene vicino, mi racconta di quando fu lui, per la prima volta, a giocare contro una squadra di fama mondiale.
A dir la verità è riuscito a farmi tranquillizzare solo nel momento in cui mi ha detto:
“ Non ti preoccupare se sbaglierai qualche passaggio, rigore, goal o tutto quello che si può fare. In squadra non sei solo, ed è compito di tutti aiutarsi nel momento del bisogno. Gioca come sai giocare tu e non sbaglierai. Potrai contare sempre sull’appoggio della tua squadra e dei tuo compagni che non ti lasceranno mai solo.
In più con i tifosi che abbiamo noi, nessuna squadra ci batterà. Ti rivelo un segreto, tutte le nostre vittorie le dobbiamo a loro, perché se non ci fosse tutto questo affetto intorno a noi e gente che crede nelle nostre capacità, non riusciremmo nemmeno a restare in serie A.”
Con questa premessa sto bene. Mi sento più sicuro.

Scendiamo in campo e un boato ci da il benvenuto.
Dagli spalti si vedono striscioni, bandiere e una miriade di sciarpe e maglie bianconere. I cori riempiono le nostre orecchie ed un sorriso affiora sui nostri volti.
La folla ci ama, e ci dà la forza per giocare una partita indimenticabile.
C’è Alex in campo ed è lui che scambia i gagliardetti da buon capitano. Un giorno spero di arrivare alla sua altezza e bravura, anche se spero con tutto il cuore che il mio capitano lasci il più tardi possibile la maglia.
La partita inizia e dopo un primo tempo mediocre, nel secondo tempo accade l’impossibile.
Segno 2 goal su assist di Marchisio e vinciamo con la 3° rete del capitano.
Lo stadio esplode e dopo il fischio finale iniziamo ad abbracciarci e festeggiare.
Alex porta verso di me Lionel Messi e gli dice:
“Guarda, lui sarà il prossimo capitano che batterà la tua squadra.” ridendo
“Vedremo.” risponde Messi scoppiando in una risata che contagia tutti.

Torniamo in sede in pullman, lo stesso che vedevo in tutte le loro partite e che sognavo di possedere.
I miei genitori mi abbracciano e mi fanno i complimenti per i 2 goal.
Il mister mi avverte che il giorno dopo ci sarebbe stata la conferenza stampa e che sarebbe toccato a me parlare.
Emozionato e ancora frastornato per la partita vado a casa e mi butto sul letto, addormentandomi ripensando alla partita e all’emozione che ho provato.

Il giorno seguente in conferenza stampa mi chiedono a chi dedico i miei goal. Rispondo:
“I goal li dedico uno alla mia famiglia e a tutta Parma e l’altro a tutti i tifosi della Juve, ai miei compagni e Pavel Nedved che hanno creduto in me.”
Dopo varie domande su come ho giocato, come mi sento, come sto a Torino ecc è l’ora di tornare ad allenarmi insieme ai miei amici, con l’augurio di continuare questa avventura Juventina fino alla fine della mia carriera.
 
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MiSsBlackWhitE
view post Posted on 25/7/2011, 13:58     +1   -1




complimenti, che bella storia : @@ :
 
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*fLo_
view post Posted on 25/7/2011, 18:50     +1   -1




Bella : @@ :


E poi mi piace che Pavel fa sempre la parte dell'angelo buono :asd:
 
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2 replies since 25/7/2011, 12:40   25 views
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