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Morosini: una tragedia consumata tra la solita ipocrisia e inadeguatezza del nostro calcio

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MiSsBlackWhitE
view post Posted on 15/4/2012, 11:54     +1   -1




Quando ho appreso la notizia, ieri, stavo terminando un articolo contro il mondo del calcio che ancora una volta si mostrava ipocrita e privo di credibilità agli occhi degli osservatori e dei tifosi. “Bisognerebbe metterli in condizione di lavorare. Alcuni avranno dovuto sospendere le proprie attività o chiedere le ferie, perché se devi lavorare tanto per la procura federale è chiaro che non puoi star via dalla tua attività. Stiamo parlando di vice capi che prendono poco di più, per tutti gli altri, cioè chi ha interrogato per 10 ore Gervasoni ha incassato 30 euro al giorno lorde. Fanno molto di più di quello che dovrebbero fare, non avendo armi”. Con queste parole Mario Stagliano, avvocato ed ex vice capo della procura indagini della Figc, era intervenuto poco prima ai microfoni di Radio Ies dicendo la sua sullo scandalo calcioscommesse e l’inadeguatezza con cui lo si sta affrontando. Dichiarazioni, le sue, che mi avevano lasciato senza parole, soprattutto perché contrastanti alla prova dei fatti con gli intenti annunciati più volte, a parole, da Abete e Petrucci: si promette di fare pulizia e arginare un fenomeno che rischia di colpire irrimediabilmente l’immagine del nostro calcio nel mondo, ma in concreto non si fa nulla per aiutare chi dovrebbe fare chiarezza decidendo con le proprie azioni le sorti di campionati, calciatori, dirigenti, società e, persino, dell’intero movimento.

Il calcio italiano è questo, inutile girarci attorno. E la morte del povero Piermario Morosini, alla cui famiglia va tutto il mio cordoglio, non ha fatto che evidenziare ancora una volta, questa volta in maniera tragica, quanto impreparato e ipocrita sia questo mondo.

Intendiamoci: per ipocrisia non mi riferisco al fatto che molte persone (tifosi ma anche addetti ai lavori) possano essere rimaste genuinamente scosse dalla morte improvvisa e così veloce di un ragazzo non ancora 26enne, avvenuta mentre giocava una partita di pallone. Il fatto poi che si trattasse, dicono, di un pezzo di pane già punito duramente dal destino, non aiuta. Lì si tratta comunque di avere più o meno sensibilità: non siamo tutti uguali ed è normale e giusto che ognuno reagisca in maniera diversa, di conseguenza. Non ho intenzione di fare la morale a nessuno, non per questo almeno, non a chi seduto davanti alla tv ha assistito al terribile dramma restandone colpito. Oltre all’appassionato tifoso di pallone, però, c’è pure chi di mestiere fa il giornalista, chi fa il burattinaio (inteso come colui che regge i fili del giocattolo), chi di mestiere si occupa di sicurezza, di salute, di squadre di calcio, eccetera. E, lo scrivo chiaramente così nessuno si sente toccato, è a loro che vorrei rivolgere qualche pacata ma decisa riflessione.

E’ successo infatti che, dopo che il calciatore si è accasciato al suolo, si sia reso subito necessario l’intervento dei medici delle due squadre. In un mondo normale, sarebbe subito accorsa l’ambulanza. Anzi, in un mondo normale, la stessa sarebbe stata già pronta a bordo campo. E invece, a Pescara, si entra in campo da un cancello nella Maratona, adibito proprio all’ingresso dei mezzi di soccorso. Inspiegabilmente, però, un’autovettura della polizia municipale, parcheggiata davanti all’ingresso e chiusa a chiave, ha bloccato l’accesso e, per quattro lunghi minuti, l’ambulanza è rimasta impossibilitata ad entrare: si è dovuto procedere, grazie ad un Carabiniere che ha rotto un deflettore per togliere il freno a mano, con steward e calciatori che hanno aiutato a spostare a spinta la vettura, il tutto mentre – come mostrato nella foto-sequenza successiva – qualcuno portava disperatamente la barella, a piedi, all’interno dello stadio, aiutato da altri calciatori. Solamente sette minuti dopo la percezione chiara della tragedia che si stava consumando, l’ambulanza ha finalmente lasciato lo stadio con all’interno il calciatore per dirigersi al pronto soccorso e, solamente allora, si è potuto utilizzare un defibrillatore, che pare addirittura non fosse presente a bordo campo (di sicuro non è stato utilizzato). Troppo. Troppo tutto: troppo tardi, troppa inadeguatezza, troppa mancanza di buonsenso. Addirittura, il cardiologo Donato Paloscia, presente in tribuna, non è riuscito ad entrare in campo perchè gli steward gli negavano l’ingresso ed è dovuto accorrere un dirigente del Pescara per garantire personalmente sullo stesso, perdendo ulteriore tempo prezioso. Una situazione intollerabile e inaccettabile, con addirittura i tifosi biancazzurri (non quelli della squadra di Morosini, per capirci) che se la sono presa con gli agenti e hanno lanciato sassi contro le auto dei vigili, costringendo la polizia a usare i lacrimogeni.

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Dicono gli esperti: sarebbe morto lo stesso, minuto più minuto meno, con o senza defibrillatore, perchè il cuore si è fermato e non ha più dato cenni di ripresa. Ci credo, ma non è questo il punto. Non è possibile che una competizione trasmessa in diretta tv, con così tante persone coinvolte, con professionisti ai massimi livelli e con milioni di euro che si muovono, debba dare questa immagine di se così imbarazzante. Morire si può morire, posso persino accettarlo. Essere così superficiali ed impreparati no.

Stessa sensazione che rischia di scaturire la scelta di pulirsi la coscienza fermando il calcio, se non seguita da opportuni e seri provvedimenti. Innanzitutto sulla sicurezza negli stadi: si fanno i processi sull’acciaio dello Juventus Stadium, per distacco il miglior stadio nostrano, e mi sta pure bene, ma in troppi altri casi l’impressione è che si sia impreparati a gestire casi di emergenza. Oltre ad una riflessione sugli stadi, però, col calcio che da decenni si dice interessato ad un rinnovamento tranne poi non muovere un euro per farlo (Juve a parte, s’intende), la si potrebbe fare anche sui controlli sui calciatori. Un problema evidentemente c’è se il prof. Ciro Campanella, cardiochirurgo e primario all’ospedale San Filippo Neri di Roma, ieri diceva: “Noi siamo a disposizione sia del presidente Petrucci che del presidente Abete per qualsiasi incontro che possa servire ad evitare episodi che stanno avendo una frequenza eccessiva”. Lo dice lui, non io. Con il ministro Piero Gnudi che ribatte: “Rendiamo i controlli più approfonditi e frequenti” e rilancia sull’importanza dei defibrillatori in campo (ma non c’è già una legge, la 120 del 3 aprile 2001, che lo impone? Non è anche questa ipocrisia e inadeguatezza?).

A queste domande non è certamente visitando il profilo twitter del calciatore o postando foto su facebook che si potrà dare risposta (di nuovo: non mi riferisco ai tifosi). Magari sarò stato troppo schietto e poco emotivo, ma sono dell’idea che non servano dei giornalisti per pubblicare le foto del ragazzo con la fidanzata (che, per carità, sono strazianti, ma che possiamo ricercare anche da soli, con Google) o per citare frasi pagane e antiche quanto il mondo come “che la terra ti sia lieve”, magari precedute da versi altrettanto poetici. Tutto bello, ma il giornalismo d’inchiesta, quello vero, dov’è finito? Come per le bugie di Calciopoli, come per l’inadeguatezza investigativa di Scommessopoli, come per la Premiopoli dimenticata, per i presunti acquisti in nero mai davvero pubblicizzati, per i problemi sull’adeguatezza o meno degli stadi (non bianconeri) mai affrontati prima di ieri, eccetera, c’è il solito enorme e assordante silenzio. Ma ci sono le musiche tristi nei tg, le foto di Piermario sorridente che fanno tenerezza, le interviste agli amici che lo piangono. Solo quello. Gossip.

Che poi ci sarebbe anche la questione “rispetto” da affrontare più a 360°. E’ vero, un morto va rispettato. Ma i vivi? E’ un discorso impopolare, che non vi farà nessuno per non incorrere nelle bacchettate del Don Matteo di turno, o della giornalista di cronaca rosa che dai salotti di Domenica In è pronta a chiamarti senzacuore e opportunista. Lo scrivevo solamente venerdì scorso: le decisioni prese da gente pagata e preposta a prenderle, e vale in tutti i campi (anche strettamente calcistici), non dovrebbero basarsi sull’emotività, sulla bravura del ragazzo scomparso, sulla sua età e nemmeno sul dolore provato. Chi è investito da tale responsabilità, infatti, non può avere le nostre debolezze, non può piegarsi al dolore, non può fermarsi, non può essere condizionato (a tal proposito è raccapricciante la frase pubblicata dalla Gazzetta dello Sport di stamattina: “Ci avrebbero presi per marziani”, fonte FIGC).

Se valesse il principio di sospendere tutto quando un atleta conosciuto da mezza serie A viene meno, cosa avrebbe dovuto fare il volley italiano sconvolto dalla morte in campo di Vigor Bovolenta avvenuta solamente lo scorso 24 marzo? Oltre 200 partite in Nazionale, 8 squadre cambiate in 22 anni, un argento alle Olimpiadi, 2 ori 1 argento e 1 bronzo agli Europei, 4 ori alla World League, 1 oro alla Coppa del Mondo. E per di più ragazzo amato da tutti, anche lui con un fratello scomparso prematuramente, con una moglie e quattro figli che lo piangono. Eppure il turno successivo si è giocato. E per turno successivo intendo il giorno dopo: si sono disputate 8 partite valevoli per la 13a giornata di ritorno di A2 maschile (con tanto di retrocessione di Cantù) e 8 di A2 femminile. Le squadre erano già in ritiro, molti tifosi pure e non era possibile annullare tutto. E non lo si è fatto, perché si deve si rispettare i morti, ma anche i vivi (non mi piace citare il cinico detto “Quando al circo il trapezista muore, escono i clown”, ma di questo stiamo sostanzialmente parlando).

Poco prima, il 17 marzo, il 21enne inglese Fabrice Muamba moriva in campo durante Bolton-Tottenham, in diretta televisiva, per poi miracolosamente rivivere qualche giorno più tardi in maniera quasi inspiegabile, soprattutto per la rapidità del suo recupero. Nonostante il dolore e lo sconforto di tutti, il giorno dopo si sono regolarmente disputate 2 partite di Premier League, 1 di Championship e 2 di F.A. Cup.

Per tornare a noi, infine, il 31 marzo scorso si è regolarmente giocata Bari-Pescara, nonostante solo il giorno prima fosse morto Franco Mancini, preparatore dei portieri e ombra di Zdenek Zeman, anche lui stroncato da un infarto improvviso.

Non voglio trasformare questo articolo in un lungo elenco di precedenti, li avrete già letti altrove. Il concetto è che, fosse morto un ragazzo di Lega Pro, si sarebbe giocato ugualmente, magari con un minuto di silenzio sporcato dai soliti cori imbecilli (a tal proposito abbiamo ricevuto l’ennesima dimostrazione di civiltà, ieri sera, ascoltando con quanta partecipazione e silenzio abbiano tributato un minuto appunto di silenzio al calciatore il Real Madrid e il Barcellona). Così come si sarebbe giocato la domenica successiva se Morosini fosse morto in un posticipo serale del lunedì. Perché è così, inutile negarlo. E la questione dei defibrillatori, ad esempio, già sollevata dal Ministro di turno, non la si sarebbe certo sollevata per la morte del povero Fabio Ghinassi, avvenuta proprio poche ore prima (per chi volesse leggere), perché nonostante ci sia già una legge chiara in proposito, chissenefrega di un 44enne che non è professionista. E chissenefrega anche del 46enne che sempre ieri è stato salvato per miracolo.

Ma è andata così, il calcio si ferma, con i tifosi che già avevano prenotato biglietti aerei, alberghi, treni, ferie e quant’altro costretti a pagare personalmente per la decisione assunta da quel calcio che loro stessi alimentano. Si può pure accettare, per non subire la morale altrui, anche se non lo si condivide. Meno sarebbe l’incomprensibile scelta di slittare il turno di campionato, con decisioni ancora più penalizzanti per i tifosi, per i “vivi”. Una cosa è certa: ognuno, in quel caso, farà valere i propri interessi. Del povero Morosini, nelle stanze della Lega, importerà fino ad un certo punto. Meno ancora degli altri. Ci si sbranerà a vicenda per fare i propri interessi personali.

Così è il calcio italiano. Lo stesso che si ferma di facciata per il dolore. Lo stesso che non farà niente per cambiare. Lo stesso che torneremo ad alimentare e a supportare dalla prossima partita.
 
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*fLo_
view post Posted on 15/4/2012, 21:27     +1   -1




Bell'articolo.
Ma sulla sospensione della partita non sono d'accordo. Secondo me è stata giusta.
E con questo non dico che io personalmente l'avrei concessa, ma che è stata giusta. Forse anche il minuto di silenzio sarebbe bastato, ma non si può discutere su una cosa del genere. Su.
E poi, a questo punto, chi se ne frega di chi ha speso soldi, scusate? Non sono certo la moralista di turno, ma intendiamoci: se fosse morto un calciatore di serie A, magari della Juventus, l'avremmo pensata diversamente. Per piacere.
Magari slittare il campionato è troppo, questo sì, ma parlare di soldi adesso, a due giorni di distanza, mi pare proprio poco delicato. E che cazzo.
 
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MiSsBlackWhitE
view post Posted on 15/4/2012, 22:06     +1   -1




Per me la decisione di rinviare ci può stare vista la tragicità dell'evento, ma è tutto quello che c'è intorno che mi fa schifo.
la mancata presenza del defibrillatore in campo
l'ambulanza che non riesce ad entrare per l'auto dei vigili che blocca l'entrata
il caos più totale in campo
i giocatori del pescara che vanno a prendere la barella
la curva del milan che fischia quando viene dato l'annuncio a san siro
il milan che invece di andarsene a casa va a fare l'allenamento (si glien'è importato davvero molto)
le televisioni che continuano a trasmettere al rallentatore le immagini
foto agghiaccianti e ravvicinate

ma in che paese viviamo?

Muamba in inghilterra è stato salvato per miracolo grazie all'intervento tempestivo dei soccorsi
 
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*fLo_
view post Posted on 16/4/2012, 19:44     +1   -1




Su questo concordo in pienissimo. Facciamo veramente schifo, lo dico da sempre.

 
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MiSsBlackWhitE
view post Posted on 16/4/2012, 20:05     +1   -1




C'è poco da fare il calcio è l'emblema dello stato italiano.

Hanno dovuto fare un comunicato i parenti di Morosini per evitare che continuassero a mostrare quelle immagini agghiaccianti perchè da soli non ci arrivavano.

Personalmente c'è una foto che gira su fb che davvero gela il sangue e non capisco come possano condividerla, come possano anche solo mettere "mi piace". Ma mi piace cosa? vedere la morte di un ragazzo a terra, gli occhi all'indietro e la disperazione del medico?
 
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4 replies since 15/4/2012, 11:54   168 views
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