Campioni d’Italia: Gigi Buffon
568 minuti di imbattibilità, dal gol di Di Vaio Bologna a quello subito da Mauri, nella gara contro la Lazio allo Juventus Stadium. In mezzo più di un mese e sei partite intere. Basterebbe questo dato per dipingere la straordinaria stagione di Gigi Buffon, ma sarebbe ingeneroso ridurre un fenomeno a una statistica.
E Gigi, che fenomeno è sempre stato, quest’anno è tornato a dimostrarlo. Con interventi superbi, risolutivi, che sarebbero stati fantascienza per qualsiasi altro portiere. Non per lui. Non per il più forte del mondo. Gigi, tra tutte le parate della stagione, sceglierebbe probabilmente quella su Boateng, nella gara di andata di campionato contro il Milan. L’ha ribadito più volte: solo chi ci capisce può apprezzarne la difficoltà. Bisogna fidarsi, ma non è semplice, perché di prodezze ne ha compiute tante altre durante le 35 partite e i 3.329 minuti giocati e individuare quella più complessa è tutt’altro che semplice. Basti dire che ha subito solo 16 gol, e non ha mai preso un giallo né un rosso. Il resto è accademia...
Al di là dei numeri tra i pali però, c’è un dato che più di ogni altro merita di essere sottolineato: il 76,9% di passaggi riusciti. A dimostrazione del fatto che, oltre ad essere un marziano quando vola da un palo all’altro, Gigi ci sa fare parecchio anche con i piedi e non è un caso che nel gioco di Conte sia spesso chiamato in causa. E quell’errore contro il Lecce, a ben vedere, è solo una testimonianza del fatto che anche lui è un essere umano. Forse...
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Campioni d'Italia: Simone Pepe
29 novembre 2011, 83’ di Napoli-Juventus. I bianconeri sono sotto di un gol e stanno cercando con rabbia una rimonta che saprebbe d’impresa, dopo essere stati per due volte in svantaggio di due reti.
A sette minuti dalla fine, Pepe parte palla al piede, centralmente. Fa fuori due avversari, cerca un assist sulla sinistra, ma il pallone viene ribattuto e gli ritorna sul piede. E’ un “auto-assist” perfetto, così come il destro piazzato nell’angolino basso. La rimonta è completata e Simone Pepe ha appena sintetizzato in una sola azione tutte le sue qualità di giocatore: uno che non molla, mai. Che a perdere non ci sta, perché ha fame, perché è cocciuto e perché quello che ha ottenuto in carriera se l’è sempre guadagnato lottando.
Questo è il carattere, ma i piedi non sono da meno. In quell’azione c’è la capacità di saltare l’uomo, la visione di gioco nel cercare l’assist al compagno, la precisione della stoccata... e anche un po’ di buona sorte, che non guasta mai.
Quello del San Paolo non è stato il gol più bello dei sei siglati quest’anno da Simone, basti pensare alla rovesciata contro la Lazio, ma probabilmente è il più significativo. E’ l’emblema di un giocatore generoso, che sa segnare e far segnare e i suoi quattro assist e i 27 cross utili su azione lo dimostrano. Un centrocampista che sa reinventarsi punta o terzino, che non tira indietro la gamba e che molla solo quando arriva il fischio finale. 33 presenze e 2383 minuti giocati in campionato: sì, in questo scudetto c’è davvero tanto Pepe!
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Campioni d’Italia: Marco Borriello
Per quantificare il peso specifico dei due gol segnati da Marco Borriello servirebbe una bilancia industriale, che partisse minimo da una tonnellata. Perché se il secondo ha chiuso una partita rognosa come quella di Novara, il primo, segnato a dieci minuti dalla fine della sfida di Cesena, vale davvero mezzo scudetto.
Non poteva esserci epilogo migliore per il campionato dell’attaccante di Napoli, arrivato durante il mercato di gennaio e particolarmente apprezzato da Conte l’umiltà con la quale si è messo a disposizione della squadra, ma anche per le doti tecniche, come la capacità di tenere palla, di far salire la squadra e di rappresentare un punto di riferimento in avanti per i compagni.
13 presenze, 617 minuti giocati e, oltre alle due reti, un assist da fuoriclasse, di tacco,, per permettere a Luca Marrone di sbloccare il risultato di Juventus-Atalanta. Il modo migliore per aprire le danze nel giorno della festa scudetto.
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Campioni d’Italia: Giorgio Chiellini
Prima centrale nella linea a quattro, poi il ritorno sulla fascia, quindi di nuovo in mezzo ma nella difesa a tre. Dove lo metti, sta, verrebbe da dire. E ci sta pure a suo agio. Giorgio Chiellini, in questa superba stagione, ha dimostrato ancora una volta la capacità di adattarsi a più ruoli, senza mai perdere le doti che ne hanno fatto uno dei più rocciosi difensori al mondo.
Non solo, i sette cartellini gialli sono la prova che ha anche limitato l’irruenza dei suoi interventi, senza che l’efficacia avesse a risentirne. Una sola giornata di squalifica, per un marcatore arcigno come Giorgio, vale quanto dieci gol per un attaccante. Anche perché, a uno come lui, è difficile rinunciare. E Conte infatti ne fa uno dei perni di una difesa imperforabile, sfruttandolo sapientemente anche in avanti, sui calci piazzati. I due gol hanno il marchio di fabbrica del colpo di testa, sia quello contro la Roma che quello contro il Catania e l’assist per Pepe in Juventus-Palermo è un piccolo capolavoro ed è la dimostrazione che Chiello non è solo un difensore rude, ma soprattutto una presenza costante nel gioco dei bianconeri: prova ne siano i 2681 palloni giocati e le 675 giocate utili, secondo in queste due voci solo all’immenso Pirlo, i 2004 passaggi riusciti, i 26 filtranti utili...
Ma è quando si tratta di fermare gli avversari che, com’è naturale, Giorgio dà il meglio di sé. Lo fa usando il fisico, ma soprattutto il cervello, giocando spesso di anticipo e non sbagliando praticamente nulla. 828 palloni recuperati, 484 volte arrivando prima sul pallone: un leader assoluto, ruolo ribadito nelle 34 presenze e nei 3.197 minuti passati a lottare in campo contro tutto e contro tutti, come un gladiatore d’altri tempi.
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