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L'estate del 2006 se la ricordano, purtroppo, tutti. Le frasi, tagliate e riproposte, di Moggi e Giraudo imperversarono ovunque, dai quotidiani sportivi fino alle trasmissioni di cronaca rosa: ogni momento era buono per parlare male del male del calcio italiano: la Juventus, of course. Il resto è storia o, meglio, farsa. Tutto avvenne in poche settimane e i tifosi si trovarono in mezzo a una informazione a senso unico o quasi, che non ammetteva diritto di replica se non per replicare ai timidi tentativi di reazione di qualche solista bianconero.
Il clima da caccia alle streghe torinesi è stato riproposto in queste ultime ore. Il fango di allusioni (tante) e simil-certezze (poche) ha invaso ancora una volta il 99% delle testate giornalistiche nostrane, e i presunti reati dei tesserati juventini sono stati posti al centro della cronaca nazionale. Ma c'è stato un terremoto? Così mi pare di aver sentito però sono sicuro che Bonucci ha...
Qualcosa è però cambiato. Oggi, diversamente da sei anni fa, l'informazione non passa esclusivamente attraverso i media tradizionali. C'è Twitter, c'è Facebook, ci sono i siti come Tutto Juve e, soprattutto, ci sono migliaia di persone che, appena vedono una notizia falsa o tendenziosa, reagiscono con la consapevolezza di chi sa che non è solo.
E allora vedi che, se Gq.com pubblica un articolo su Antonio Conte con frasi di altissimo spessore giornalistico come "più correva più perdeva i capelli", e conseguente pappardella sulle accuse di doping come se queste non fossero già state archiviate, il popolo bianconero reagisce: la redazione della rivista viene presa d'assalto dalle email di protesta, si accorge che il pezzo è solo offensivo e da querela e ritira il tutto in minuti trenta.
Censura? No, reazione: tu scrivi un articolo offensivo, io lo contesto e tu decidi, in piena libertà, cosa fare di quelle parole.
Ne sanno qualcosa quelli di Tgcom che, leggendo l'informativa della Guardia di Finanza su Buffon, avevano concluso scrivendo un titolo fuorviante e che condannava Gigi senza che questi fosse mai stato indagato: pochi minuti e il titolo, dopo accese proteste, è stato modificato. E ne sanno qualcosa anche quelli della Gazzetta dello Sport, che ieri si sono ritrovati "iononcomprolagazzetta" al primo posto in Italia e al terzo nel mondo tra le frasi più citate su Twitter.
Forse non cambierà molto, forse il vicedirettore della Gazzetta Umberto Zapelloni continuerà a rispondere ironicamente ai tanti che gli chiedono come mai la linea del suo giornale è così antibianconera ma, di certo, la corrente di pensiero "intanto attacchiamo la Juve adesso poi al massimo rettifichiamo tra tre anni" troverà maggiore resistenza. I tifosi li freghi una volta sola, è bene che se lo ricordino.
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