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con l' avvicinarsi delle 16 stagioni bianconere, del piero dice:

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alexultra10
view post Posted on 23/7/2008, 09:24     +1   -1




Ha scritto tempo fa in un messaggio ai suoi tifosi:

«Sono orgoglioso di essere juventino, di essere una bandiera, ma in realtà io sono solo una piccola parte di una grande bandiera bianconera». L’innata modestia nasconde le esatte dimensioni di quel « pezzo » , dimensioni da primato. Alex Del Piero si prepara a batterne un altro: sedicesima stagione con la maglia bianconera, più dei fedelissimi Giampiero Boniperti e Beppe Furino (quindici), di icone grandissime come Gaetano Scirea. Praticamente una vita cominciata un pomeriggio del 12 settembre del ’93 a Foggia quando il non ancora diciannovenne ragazzino del San Vendemiano fece la sua prima apparizione in serie A. Un rito che da allora, tra campionato e coppe variamente assortite, il Capitano ha replicato per altre 559 volte fissando così un primato di presenze che difficilmente in futuro potrà essere battuto (anche perché il diretto interessato è intenzionato a migliorarlo ulteriormente).

Una storia di successi personali e collettivi cominciata il 19 settembre del ’ 93 quando contro la Reggiana, al Delle Alpi, mise a segno il suo primo gol juventino contro la Reggiana; il primo di una lunghissima serie perché nelle domeniche e nei mercoledì che son venuti dopo di reti il Capitano ne ha firmate altre duecentoquarantuno. Era un Predestinato, Alex, ma forse dal punto di vista delle dimensioni questa predestinazione è andata ben oltre gli auspici migliori.

Certo, tra alti e bassi, infortuni e allenatori che credendo poco in lui lo esiliavano in panchina per recuperarlo, poi, nei momenti più difficili e decisivi; vicende contrattuali ( com- plicatissima, l’ultima) e le amarezze di una « retrocessione » decisa nell’aula di un tribunale sportivo. Una vicenda che ha indotto lo scrittore colombiano ( e tifoso juventino), Efraim Medina Reyes, a mettere insieme per la rivista « Internazionale » queste poche, appassionate parole: « Nella galleria dei miei idoli, Alessandro Del Piero si era guadagnato un posto proprio accanto a Platini. Gli idoli non appartengono al mondo reale, fanno parte della fantasia; l’uomo può morire ma l’idolo rimane. All’uomo non si perdona niente all’idolo invece tutto. Non ho mai saputo chi fosse Alessandro Del Piero fuori dal campo, ignoro i dettagli della sua vita, l’ho seguito come giocatore e per questo mi fa soffrire sapere che è morto. Non l’uomo, il sogno. Vederlo vagare come un fantasma in serie B è una realtà che non posso sopportare».Quest’anno per la sedicesima volta consecutiva tirerà fuori dall’armadietto la sua maglia bianconera e la poserà sulle sue spalle. E in quel gesto passeranno anni di vita e decenni di storia del suo club. Perché, comunque vada, lui resterà nell’Olimpo bianconero, al di là del tempo e degli affanni contingenti. Nessuno lo avrebbe immaginato una quindicina di anni fa quando la Juventus di Boniperti ( l’ultima ispirata dall’Avvocato Gianni Agnelli) decise di «bruciare » sul tempo il Milan che tentennava di fronte alle cifre richieste per quel ragazzo: sette milioni di lire, secondo i racconti di Pietro Aggradi, ds del Padova, scomparso nei giorni scorsi, trenta secondo altre ricostruzioni storiche. Aveva, però, le stimmate del campione. Non a caso Mauro Sandreani, a quel tempo tecnico della squadra veneta, diceva: «A volte mi fermavo a vederlo giocare, come si fa con un’opera d’arte » . E’ stato più forte di tutto e di tutti, ritagliandosi, giorno dopo giorno, un pezzo sempre più grande di quella bandiera bianconera che ha deciso di onorare sino alla fine della carriera. In fondo, quasi una vicenda personale di altri tempi quando i grandi campioni conoscevano in carriera una sola maglia.
 
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