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Capitolo 1 Promessi Sposi - Riassunto

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view post Posted on 7/3/2010, 14:22     +1   -1




Riassunto Capitolo I dei Promessi Sposi
Il racconto della vicenda da cui prende le mosse il romanzo prende l'avvio con un'ampia visione del paesaggio in cui si colloca il paese brianzolo dove abitano Renzo e Lucia, i due promessi sposi. Lui è un filatore di seta, orfano di padre e di madre; lei è filatrice in una filanda ma senza continuità di lavoro: vive con la madre vedova. Si dovevano sposare e il matrimonio era fissato per l'otto novembre 1628. Tutto sarebbe andato liscio, se il signorotto locale, doti Rodrigo, non si fosse incapricciato di Lucia e non avesse scommesso col cugino, don Attilio, che in tempi brevi, se ne sarebbe impadronito e l'avrebbe portata al castello. Per questa violenza egli poteva sperare nell'immunità dovuta sia al suo grado sociale sia alla connivenza del potere giudiziario e politico, alleato dei potenti. Bisognava impedire intanto la celebrazione del matrimonio. Per questo il pomeriggio del 7 manda due bravi ad ordinare al curato don Abbondio che quel matrimonio non si deve celebrare. I due bravi si appostano all'angolo di una strada di campagna, percorsa d'abitudine dal curato. Il quale, intimidito, si dichiara pronto ad obbedire. Lo fa perché per temperamento è un pauroso; non era nato con un cuor di leone; ma obbedisce e si rassegna e si fa complice di un gesto di violenza anche perché la società nella quale viveva era violenta, ingiusta e non offriva adeguata protezione contro i soprusi dei potenti ai poveri, ai disarmati, ai miti. A casa dove giunge affannato ed agitato confida ogni cosa alla sua serva Perpetua: serva affezionata e fedele, che sapeva ubbidire e comandare, secondo l'occasione. L'ordine impartito a lei è di non fiatare della cosa con nessuno. Lei dà qualche suggerimento, tra cui quello di avvertire il cardinale. Ma don Abbondio è troppo dominato dalla paura procuratagli da quei bravi e crede che la disobbedienza gli costerà una fucilata. La notte, che trascorre agitatissima, è difatti popolata di bravi e di archibugiate.

Riassunto
“..quel ramo del lago di Como che volge a Mezzogiorno,nei pressi di Lecco, dove cessa il Lgo e ricomincia l’Adda.”
La sera del 7 Novembre del 1628 il curato Don Abbondio è sulla strada verso casa dopo una passeggiata. In mano ha un breviario da cui legge brevi salmi, alternando il passo alla lettura; raggiunse un crocicchio dove due stradine si dividevano raggiungendo rispettivamente il monte e il fiume. Proprio all’incrocio c'era un tabernacolo che Don Abbondio aveva sempre l’abitudine di osservare contemplando le figure dell’inferno e del purgatorio.
Il curato percorreva abitualmente quella strada, così quella volta rimase sorpreso di scorgervi degli uomini che non aveva mai incontrato.
Avvicinandosi, inoltre, notò alcuni particolari preoccupanti: i due uomini erano armati fino ai denti, avevano una pistola, la polvere da sparo, uno spadone e un pugnale. Uno dei due era seduto sul muro di cinta che separava la stradina da una proprietà privata, mentre l’altro, in piedi, chiacchierava. Avvicinarsi lentamente ai due uomini, don Abbondio iniziò a preoccuparsi vedendo che loro si fecero un cenno non appena l'ebbero visto. Così cercando di non farsi accorgere, tentò la ricerca di un altro viottolo ma la sua ricerca fu vana.
Allora, facendosi coraggio, decise di affrontare gli uomini e affrettando il passo li raggiunse: uno dei due gli rivolse la parola chiedendo conferma su chi fosse e sulla sua intenzione di celebrare, a breve, il matrimonio tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella.
Don Abbondio cercò subito di lavarsene le mani spiegando la sua estraneità alla decisione presa dai giovani e che lui era stato solo incaricato di celebrare lo sposalizio.
A questo punto uno dei due bravi disse: "..questo matrimonio non s’ha da fare né domani, né mai!", cosa che allarmò il curato. Tutto tremante proseguì la sua difesa spiegando che avrebbe evitato volentieri di celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia, ma non appena sentì il nome di Don Rodrigo gli si gelò il sangue nelle vene.
Don Abbondio comprese che i due bravi erano emissari di Rodrigo e tentò di convincerli della difficoltà di rifiutarsi nel celebrare il matrimonio,data la sua figura di curato. Ma pronunciata la volontà di Don Rodrigo e minacciato il curato i due emissari se ne andarono.
Don Abbondio terrorizzato per la richiesta e per la minaccia di morte, riprese la via verso casa.
 
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