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Analisi logica o sintattica

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view post Posted on 9/3/2010, 15:59     +1   -1




La sintassi (dal greco syntaxis, unione o ordinamento) studia il modo in cui le parole si combinano tra loro per formare le frasi. L’analisi logica rimette assieme i vari «mattoni» evidenziando il ruolo che essi svolgono nella formulazione del pensiero.
Tradizionalmente si distingue fra analisi logica della frase semplice o proposizione e analisi della frase complessa o periodo.
L’analisi della proposizione consiste nell’individuare i rapporti fra i vari elementi della frase, cioè la loro funzione logica: soggetto, predicato, complemento oggetto (o diretto), complementi indiretti, attributi e apposizioni.
L’analisi del periodo consiste nel determinare i rapporti esistenti fra le varie frasi semplici che compongono il periodo: si individua la frase reggente o principale e quelle subordinate o dipendenti, o quelle coordinate, designandone il tipo di rapporto coordinante o subordinante implicito o esplicito, il grado, la funzione logica svolta.
Analisi della proposizione
Il soggetto è l’elemento che compie l’azione; qualunque parte del discorso sostantivata può essere soggetto, ma nella maggior parte dei casi è un nome. Può essere sottinteso.
Il predicato è il verbo, nel predicato verbale, o la copula e la parte nominale, nel predicato nominale. Non è sottinteso, a meno che non si tratti di un periodo nominale (come nei titoli dei giornali: Trattative USA-Eltsin sull’intervento in Iraq).
Il complemento oggetto è ciò su cui va a finire l’azione: risponde alla domanda «chi, che cosa». Nella forma passiva diventa soggetto, mentre il soggetto diviene complemento d’agente (o di causa efficiente se è inanimato). Si lega al verbo senza preposizioni. Esempi: Giovanni mangia la mela; La mela è mangiata da Giovanni.
I complementi indiretti si legano al verbo mediante preposizioni, ad esempio: complemento di termine (a chi, che cosa?), di specificazione (di chi, che cosa?), di mezzo (per mezzo di chi, cosa?), di luogo (stato, moto a, moto da, moto attraverso luogo), di tempo (determinato o continuato), di modo o maniera (come?: sono spesso avverbi o locuzioni avverbiali), di limitazione (rispetto a che?), di argomento (su chi, cosa?), ecc.
Gli aggettivi in analisi logica vengono chiamati attributi in quanto servono ad attribuire una qualità al nome cui si riferiscono.
Il nome che accompagna un altro nome per meglio determinarlo è un’apposizione. Esempi: L’Imperatore Augusto governò...; Anna, ragazza diligente, ha sempre...

Analisi del periodo
Principale: come in un treno occorre sempre una locomotiva che porti avanti i vari vagoni.
Coordinata per asindeto (senza legami, solo con la punteggiatura) o per polisindeto con congiunzioni copulative, disgiuntive, avversative, conclusive, correlative che danno il tipo di coordinazione.
Le subordinate hanno un grado (I se si subordinano alla principale; II se si subordinano a una subordinata di I grado, e così via); sono esplicite quelle che hanno un verbo di modo finito (indicativo, congiuntivo, imperativo), implicite quelle col verbo di modo indefinito (gerundio, participio, infinito); infine, esse svolgono una funzione logica in relazione al verbo della frase cui si subordinano e possono quindi essere soggettive (se svolgono la funzione di soggetto, ad esempio: E’ chiaro che tu studi), oggettive (se sono l’oggetto, ad esempio: Gli studiosi tramandano che Romolo fondò Roma), oltre che complementari indirette, svolgendo la funzione di complementi (come le proposizioni finali, consecutive, causali, ecc.)

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note


1 Si possono consultare le seguenti grammatiche. M. Sensini: «Il sistema della lingua» - ed. A. Mondadori.
Dardano-Trifone: «La lingua italiana» - ed. Zanichelli.
Della Casa: «Capire e comunicare la lingua» - ed. La Scuola.torna al testo
2 Le forme verbali composte con gli ausiliari sono considerate come un’unica parola; i comparativi di aggettivi e avverbi formati con «più o meno» sono considerati come un’unica parola; le preposizioni articolate si considerano come una sola parola. Al contrario, le particelle atone unite ai verbi vanno analizzate separatamente.torna al testo
3 Alcuni aggettivi (buono, cattivo, grande, piccolo) hanno anche forme di derivazione latina per il comparativo di maggioranza e il superlativo relativo (migliore, peggiore, maggiore, minore) e per il superlativo assoluto (ottimo, pessimo, massimo, minimo); a questi possono essere accostati anche altri aggettivi che non hanno un grado positivo (esteriore e estremo, inferiore e infimo, interiore e intimo, superiore e supremo) ma possono essere usati come comparativi e superlativi di altri aggettivi (esterno, basso, interno, alto).
Ci sono poi aggettivi di grado positivo, anche detti «non graduabili», che hanno di per sé un significato superlativo e, quindi, rifiutano il superlativo assoluto, ma possono avere il grado comparativo e il superlativo relativo: ad esempio, colossale, enorme, eterno, meraviglioso, straordinario, eccezionale, terribile, magnifico, fantastico, infinito, divino.torna al testo
4 I pronomi possessivi, indefiniti, interrogativi/esclamativi hanno forme corrispondenti agli aggettivi.torna al testo
5 Il pronome personale complemento nella forma atona di terza persona «si» può avere funzione: 1) riflessiva (Gianni si lava); 2) riflessiva reciproca (Gianni e Carlo si salutano); 3) riflessiva apparente, cioè si semplice particella senza alcuna funzione grammaticale o sintattica, nei verbi intransitivi pronominali (Gianni si pente; verbo pentirsi); 4) impersonale quando serve a costruire impersonalmente un verbo (Si finirà presto); 5) passivante, quando sostituisce la forma passiva (Si chiama Gianni = è chiamato Gianni).torna al testo
6 Il modo può essere finito, se ha le desinenze personali, o indefinito (infinito, participio o gerundio) se non le ha.torna al testo
7 I verbi riflessivi possono essere: riflessivi diretti, cioè riflessivi veri e propri, in cui il pronome è complemento oggetto (Gianni si lava); riflessivi indiretti, in cui il pronome è complemento di termine (Gianni si lava le mani); riflessivi reciproci, con un soggetto plurale (Gianni e Franca si amano).torna al testo
8 I verbi pronominali possono essere: pronominali intensivi, in cui il pronome atono sottolinea la partecipazione del soggetto all’azione (Mi farò una bella dormita); intransitivi pronominali, in cui la particella pron. è componente formale del verbo e perciò non ha alcun significato (svegliarsi).torna al testo
9 C’è differenza fra forma verbale impersonale e forma verbale priva di soggetto: veri e propri verbi impersonali (senza soggetto) sono i verbi atmosferici. Negli altri casi c’è generalmente una costruzione impersonale con un soggetto che può essere rappresentato da una intera frase (Bisogna che ce ne andiamo) o da un pronome che rinvia a un soggetto generico, col significato di «qualcuno o la gente» (Qui si mangia bene).torna al testo
10 I verbi servili non hanno un significato autonomo, ma precisano il significato costituendo un unico predicato con l’infinito cui si legano; sono: potere, dovere, volere e sapere.torna al testo
11 I verbi causativi sono solo: «fare o lasciare + infinito». Indicano un’azione causata dal soggetto, ma non effettivamente compiuta da esso (Gianni ha fatto arrabbiare la mamma).torna al testo
12 I verbi fraseologici contribuiscono ad individuare il valore aspettuale dl modo indefinito che li accompagna: «stavo per uscire o cominciò a urlare» = ingressivo; «smetterò di fumare» = conclusivo; «sto leggendo» = durativo; «ho completamente smesso di fumare» = puntuale (momentaneo).torna al testo


 
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