Rinnovo, Del Piero incontra Agnelli
Alex è stato in sede mercoledì: presto si aprirà la trattativa. Nel nuovo contratto la Juve proporrà bonus legati a gol e assist
MASSIMILIANO NEROZZI
Si dice non abbiano parlato di contratto, Andrea Agnelli e Alessandro Del Piero, quando si son visti l'altro ieri a casa Juve, ma chissà, forse tra amici che si conoscono da sedici anni, clausole, articoli e commi sono solo dettagli da far limare a manager e avvocati. E magari soffi via gli equivoci e vai dritto al senso delle cose, parlando a quattr'occhi, anche d'altro, dalla passione che li ha portati a conoscere il golf all'amore precoce per il pallone. Del resto, la Juve li ha fatti incontrare, a metà anni Novanta, e portati ai vertici, ma non è l'unica cosa che li unisce.
In certi momenti, però, c'è pure bisogno di messaggi, dal presidente e dal capitano, in settimane dove già s'agitano ipotesi di futuri bruschi confronti, rinnovi indigesti o bandiere ammainate. Così Agnelli e Del Piero si sono visti, e parlati, intanto, poi verrà il tempo dei colloqui e delle trattative. Non ora, se Alex s'è infilato nella sede di corso Galileo Ferraris senza il fratello Stefano, suo procuratore, e il presidente non era affiancato dall'ad Beppe Marotta, il plenipotenziario del mercato bianconero. Le parti si vedranno, con tutti gli ambasciatori, ma più avanti, non prima di febbraio. E allora ci sarà tempo per discutere e trattare, anche litigare.
Ma al momento, ci sono stima e amicizia. Del giovane Andrea Agnelli, in fondo il dieci era icona: «Se penso al giocatore con il quale identificare la Juventus - ha raccontato il presidente bianconero - e dico a quando avevo 17, 18 anni, già c'era Alessandro Del Piero: quindi credo che da subito, forse per una ragione di coetaneità, ho pensato ad Alessandro come il giocatore che rappresentasse la Juve. E adesso, certamente, lui ha una storia ventennale e la rappresenta». Dura pensionarlo: «Del Piero ha la mia massima stima e ammirazione - disse ancora Agnelli - e tra l'altro ci lega un'amicizia vera. Tra qualche mese valuteremo insieme il futuro, confrontando le sue esigenze e quelle commerciali della Juve». Se però, come scriveva Alexander Dumas, negli affari non ci sono amici ma solo soci, non tutto potrebbe filare liscio: «Avendo 36 anni, vorrei capire da lui come si sentirà tra sei mesi e non oggi. Tra sei mesi, quando gliene mancheranno cinque ai 37».
Non proprio una fiducia incondizionata, tanto che Alex s'è sentito precario: «Di certezze non ne ho - ha detto il capitano domenica scorsa - perché altrimenti avrei già un contratto. In questo momento tutto può accadere, ma la mia priorità è la Juve e spero di accordarmi qui». O all'estero: «Per quella che è stata la mia storia alla Juventus, non credo di poter giocare in un'altra squadra italiana». Nonostante il primo colloquio, l'accordo finale non s'annuncia scontato, visto che la trattativa muoverà da differenti presupposti. La Juve, in linea con il nuovo modello di contratti, vorrebbe modellare a rendimento anche quello del capitano, con una base di stipendio garantita, da far lievitare con assist e gol. Gli unici in grado di far sventolare ancora una bandiera.