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Le rivelazioni di Marotta a Il Secolo XIX: "Pazzini offerto anche alla Juve..."

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^debby89^
view post Posted on 13/2/2011, 08:43     +1   -1




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Marotta, partiamo da Cassano “scleras”?
«Volevo portare Cassano alla Sampdoria. Gratis. Ormai era tutto a posto, ma il Real chiedeva 5 milioni. Gli spiegai che il giocatore era d’accordo, che se l’affare saltava l’avrebbe presa male, malissimo. Il concetto era questo: non se ne fa più niente, Cassano sclera. Avevo davanti i vertici del più grande club di Spagna, ho aggiunto una esse alla fine, sclera è diventato scleras. Oh, ha funzionato».

Cassano ha sclerato ancora, ha lasciato la Sampdoria ed è passato al Milan. Lei avrebbe risolto così la situazione?
«Non sono più un dirigente della Sampdoria, sono alla Juventus e sono felicissimo di lavorare in questa squadra».

Perché è finito il suo rapporto con Garrone non l’ha ancora spiegato davvero. Lo fa ora?
«La proprietà voleva intervenire in maniera diretta nella gestione della società. Sottolineo: giustamente voleva intervenire. Ma a quel punto è anche giusto che un manager faccia un passo indietro. Non condivido questo modo di operare. La penso così, mi sono comportato di conseguenza».

Torniamo a Cassano: perché non l’ha portato alla Juventus?
«Perché in quel momento non c’erano le condizioni. In attacco eravamo coperti, Quaglierella non si era infortunato e stava facendo benissimo».

Ora Fantantonio è al Milan. Lì non può sclerare.
«Spero che al Milan possa trovare la giusta maturità. È il momento che le Cassanate vengano debellate».

Però non ha portato alla Juve neppure Pazzini. Doriano Tosi, ds blucerchiato, ha detto che lo ha proposto a lei. Chiedendo alla Juve le stesse garanzie economiche che offriva l’Inter a gennaio. Conferma tutto?
«Non confermo niente. Mai chiamato da Tosi per Pazzini. Però...».

Però?
«Mi ha chiamato il dottor Guastoni, che è il commercialista della famiglia Garrone ed è anche nel comitato strategico della società blucerchiata».

Il senso della telefonata?
«Visto che qualcuno lo ha già detto, posso ripetere. In sintesi è quanto già riferito da Tosi. La Samp voleva sapere se a giugno la Juventus era disposta a prendere Pazzini alle stesse condizioni proposte a gennaio dall’Inter».

E lei evidentemente...
«Ho detto no».

Il motivo?
«C’è più di un motivo. Intanto non c’erano i tempi tecnici, troppo stretti. E da parte nostra c’erano altre esigenze strategiche. E comunque non ci sembrava corretto, e neppure possibile, impegnarci per giugno».

Confessi, in fondo c’è dell’altro.
«No, ma una cosa la posso aggiungere: ho trovato singolare questa proposta. A giugno il presidente Garrone aveva fatto sapere chiaramente che non avrebbe mai trattato giocatori con la Juventus di Marotta».

Anche lei non riesce ad archiviare quell’addio burrascoso...
«Più che burrascoso, direi amaro. La Sampdoria l’ho sempre avuta nel cuore, dai tempi del presidente Paolo Mantovani. E la porterò sempre nel cuore. Molti tifosi hanno capito e li ringrazio. Ma le parole del presidente mi hanno scalfito. Ero all’Atalanta, in serie A, ho accettato una nuova sfida con entusiasmo, sono arrivato a Genova il giorno dopo Samp-Crotone 0-3, eravamo con un piede in serie C. Sono rimasto alla Sampdoria 8 anni, sono stati meravigliosi. A Genova ho conosciuto la madre dei miei figli, a Genova tornerò a vivere».

Tornerà mai alla Samp?
(Sorride)«Sono alla Juventus ed è meraviglioso. Comunque nel calcio mai dire mai, certo che ora non esistono le condizioni».

E le condizioni che hanno portato Toni dal Genoa alla Juventus?
«L’infortunio di Quagliarella, la finestra di mercato aperta, la possibilità di portare in bianconero un attaccante a costo zero e la disponibilità del Genoa a cederlo a queste condizioni. Toni è un ottimo giocatore e lo ha dimostrato subito».

Amauri per il Genoa, ne avevate parlato con la società rossoblù?
«Sì, c’erano stati dei contatti, ma non sono stati definiti».

Otto anni alla Samp, immagini da ricordare?
«Tante, la promozione in serie A, la prima volta in Europa. Ma soprattutto aver creato, grazie a una squadra di straordinari collaboratori, un modello vincente per una società di seconda fascia. Un elemento fondamentale è stata la creazione di un modello per il settore giovanile, capace di vincere e garantire giocatori in prospettiva per la prima squadra».

Il quarto posto no? Sono passati meno di nove mesi e quello resta il momento più alto della gestione Garrone.
«Quello è un ricordo forte, senza dubbio importante, ma anche dolceamaro. Il rapporto con la Samp si era ormai incrinato, sapevo che sarei andato via, comunque».

Aveva già un accordo con la Juventus?
«Nessun accordo, certo c’erano già stati dei contatti. Ma sui ricordi alla Samp voglio aggiungere l’immagine più bella: una squadra straordinaria, in campo e fuori. Parlo della “squadra ombra”, dei collaboratori che in questi anni hanno fatto squadra».

Via Pazzini, via Cassano. Non prova una certa tristezza nel vedere impoverito il patrimonio costruito in 8 anni?
«Per rafforzare il brand serve fantasia, servono calciatori, uomini, volti capaci anche di generare emozioni. Sono cose che aiutano pure a incrementare ricavi nell’area commerciale».

Detto questo: un po’ di tristezza ce l’ha?
«Detto questo la Sampdoria ha ancora un importante patrimonio giocatori».

Il suo ex presidente Riccardo Garrone ha 75 anni, il presidente della Juventus Andrea Agnelli è nato nel 1975. Solo differenze generazionali?
«Il presidente Garrone si è innamorato del calcio solo da qualche anno, lo ha dichiarato lui stesso. Il presidente Agnelli aveva 2 anni, i calzoncini corti e già viveva il calcio. Ne conosce tutte le dinamiche, ha dentro i valori dello sport e li trasmette, quotidianamente. È la sensazione che si respira alla Juventus, un orgoglio senza essere spavaldi, una voglia di vincere fatta anche di cose semplici. Ognuno qui sa quale ruolo deve ricoprire, quali sono competenze e responsabilità. Tutto riesce a funzionare in modo naturale, direi automatico».

Verrebbe da commuoversi, se non fosse che lo ha appena detto anche il presidente dell’Inter, Massimo Moratti: Andrea Agnelli farà di tutto per riportare la Juventus ai massimi livelli...
«Il presidente Moratti sa di calcio, sa bene che la squadra va in campo insieme alla “squadra” ombra che lavora dietro le quinte. Alla Juventus, dal presidente Agnelli in giù, c’è un team affidabile, c’è un gruppo con un forte senso di appartenenza. La presenza della famiglia Agnelli si sente, è forte».

Domenica sera c’è anche Juve-Inter. Matri contro Pazzini?
«Sì, anche. È il bello del calcio: fino a poche settimane fa giocavano entrambi in due squadre di “seconda fascia”, ora si affrontano nel derby d’Italia e insieme sono stati convocati in Nazionale da Prandelli. È un motivo d’orgoglio, non solo per me, ma credo per molti. Sono felice per Pazzini, ha realizzato il desiderio di andare all’Inter. Sono operazioni con connotati economici diversi, ma sono sicuro che Matri non farà rimpiangere Pazzini. Anzi».

Visto che anche lei sarà scaramantico, facciamo noi: se domenica la Juventus batte l’Inter che succede?
«Non credo che il risultato di una partita, anche così importante, sarà determinante ai fini del risultato finale. Un risultato positivo aumenterà ancora la convinzione nei nostri mezzi. E ci caricherà per il rush finale».

L’Inter ha esonerato Benitez, voi non lo avete ingaggiato o forse lo hanno fatto prima i nerazzurri. Dicono che fosse solo questione di quattrini. Vero?
«No. Abbiamo scelto Del Neri. Per ragioni tattiche, umane e perché era l’allenatore giusto per far ripartire un ciclo. Ed è esattamente quello che sta facendo».

È venerdì mattina, mancano tre giorni a Juventus-Inter, quello che chiamano il derby d’Italia. L’amministratore delegato bianconero sta in maniche di camicia, cravatta blu a pois rossi. Il blackberry vibra senza sosta, sullo schermo le foto di Giovanni ed Elena, i gemelli di casa Marotta. Fuori dalla finestra c’è il sole e 14 gradi, «però il clima di Genova sì, quello lo rimpiango». L’ufficio era quello di Roberto Bettega. Dalla finestra, in fondo a corso Galileo Ferraris, si vede la statua di Vittorio Emanuele II. Dietro la scrivania una tela rosso fuoco, la stessa appesa nell’ufficio di Corte Lambruschini, nella sede della Samp. Titolo: “Regular”, «opera di Marcello Lo Giudice». Sulla scrivania piomba “Arco”, la lampada disegnata nel 1962 da Achille e Piergiacomo Castiglioni. Nell’ufficio piomba anche Andrea Agnelli, gessato con righino blu di Prussia, blackberry in mano, sorriso aperto sul viso. Legge le dichiarazioni di Massimo Moratti. Dicono: «Sono affezionato ad Andrea, lo conosco da quando era ragazzino. Sono sicuro che farà di tutto per riportare la Juve al vertice». Il sorriso di Andrea Agnelli si fa sereno: «Confermo, avevamo l’ombrellone vicino a Forte dei Marmi». Domani si gioca, vamos.

 
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*fLo_
view post Posted on 13/2/2011, 18:01     +1   -1




E...?
 
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Th3BoSS85
view post Posted on 13/2/2011, 19:44     +1   -1




????
 
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*fLo_
view post Posted on 13/2/2011, 19:51     +1   -1




Pazzini offerto anche alla Juve...e? Quindi?
 
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Th3BoSS85
view post Posted on 13/2/2011, 20:29     +1   -1




Quindi?
 
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*fLo_
view post Posted on 13/2/2011, 20:37     +1   -1




Eh, quindi? :asd:
 
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~ Sonia ™
view post Posted on 14/2/2011, 12:19     +1   -1




manco solo più io, forse nessuno l'ha ancora detto: e quindi? :P
 
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*fLo_
view post Posted on 14/2/2011, 14:08     +1   -1




Non capisco il perchè di dire "Pazzini offerto alla Juve"...e quindi? xD
Visto che non l'ho ancora detto abbastanza, "Che ce frega di Pazzini noi c'abbiamo Matrigool!" :asd:
 
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Th3BoSS85
view post Posted on 14/2/2011, 15:39     +1   -1




bhè ha svelato un retroscena
 
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.:._Silver_.:.
view post Posted on 14/2/2011, 19:25     +1   -1




si infatti, ormai con mitra matri, pazzini se ne puo' pure andare a pesca la domenica
 
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*fLo_
view post Posted on 14/2/2011, 21:51     +1   -1




CITAZIONE (.:._Silver_.:. @ 14/2/2011, 19:25)
si infatti, ormai con mitra matri, pazzini se ne puo' pure andare a pesca la domenica

:quoto:
 
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10 replies since 13/2/2011, 08:43   60 views
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