LECCE, 21 febbraio - Ieri ha parlato Del Neri, domani dovrebbero essere l’ad Marotta o il presidente Agnelli a cazziare la squadra dopo la sconfitta di Lecce. Nessun ritiro punitivo (ma rispetto al programma sono stati aggiunti dopo la sconfitta due doppi allenamenti), al contrario di quanto sostenesse una voce nel dopo partita, ma la normale ripresa degli allenamenti fissata per domani. Che forse tanto normale non sarà, visto che si tratta di ricominciare dopo una prestazione sconcertante, al di là del risultato. La linea della società nei confronti della squadra sarà durissima: anche perché ufficialmente sostegno e fiducia nell’allenatore saranno massimi e la responsabilità ricadrà principalmente sui giocatori. Il gruppo dirigente della Juventus è furibondo per quanto successo ieri e in qualche modo interverrà. Ieri sera Marotta si è messo in contatto con Agnelli: una breve summit telefonico, al quale seguirà una riunione dell’unità di crisi oggi in sede, durante la quale si deciderà chi e come parlerà alla squadra.
REWIND - È un triste replay di quanto successo non più tardi di venti giorni fa, quando Agnelli era andato a Vinovo dopo due sconfitte (Roma e Udinese) subite in una settimana. Allora il presidente ricordò ai giocatori che gli stipendi, anche quelli di un certo peso, vengono pagati regolarmente alla Juventus e che il monte ingaggi, il sesto europeo, richiederebbe altra classifica. E anche tenendo presente le difficoltà contingenti (decisioni arbitrali dubbie e infortuni le principali), Andrea aveva cercato di richiamare i giocatori al carattere, alla grinta, al senso di appartenenza a una grande squadra. Concetti che potrebbero essere fotocopiati e riproposti. Anche se è lecito attendersi un “salto di qualità” nel messaggio.
RIFONDAZIONE - A questo punto, la parola d’ordine è: tutti rischiano la riconferma nella prossima stagione. Per esempio, chi deve essere riscattato potrebbe fare ritorno alla squadra di origine ( avvertimento in qualche modo leggibile già nelle parole di Del Neri a fine partita). Ma in caso di fallimento (cioè di mancata qualificazione Champions) potrebbe anche partire una campagna cessioni che non guarderebbe in faccia a nessuno in nome di una rifondazione profonda, anche dello spogliatoio.