Il Milan è finalmente "maggiorenne", la gioia rossonera invade l'Olimpico di Roma: per la diciottesima volta nella sua storia la società lombarda si ritrova sul tetto d'Italia. Un titolo meritatissimo e praticamente mai messo in discussione, molto per meriti propri, un po' per demeriti altrui, ma questo è sicuramente uno scudetto speciale.
Speciale perchè da tanti anni non si conquistava il tricolore, e si restava a guardare i cugini nerazzurri collezionare trofei su trofei lasciando qualche briciola alla Roma. Non sono mancate, lungo l'arco dell'intera stagione,le solite ed immancabili polemiche tutte di stampo italiano: arbitri, influenza dei media e chi più ne ha più ne metta, però, sono tutte discussioni che oggi lasciano il tempo che trovano, soprattutto considerando il largo vantaggio con il quale questo trionfo è arrivato; neanche l'Inter del triplete è riuscita in tale impresa.
Coach e assoluto protagonista di questa cavalcata è stato il signor Massimiliano Allegri, discreto centrocampista durante la sua carriera dacalciatore, allenatore già vincente nella fino ad oggi breve carriera in panchina: al suo attivo promozione dalla C1 alla B e coppa di lega con il Grossetto nel 2007/2008, poi la positiva esperienza a Cagliari e infine, appunto, l'arrivo a Milanello in uno dei periodi più confusi della storia di unagloriosa società quale l'A.C. Milan. Durante questa stagione Allegri è stato un ottimo motivatore, grandioso gestore del gruppo, ma sicuramente un allenatoredalle ottime qualità tattiche. Ha saputo fare di necessità virtù, ha disegnato una squadra fondata su una difesa imperforabile, un centrocampo solido che ha dovuto fare a meno di Pirlo per praticamente tutto il campionato, un trequartista scelto di volta in volta in base all'avversario, e un attacco devastante guidato da "mister scudetto", Zlatan Ibrahimovic. Già, Zlatan Ibrahimovic, per larghi tratti l'indiscussa prima donna del Diavolo, centravanti moderno capace di caricarsi sulle spalle la squadra e portarla alla vittoria da solo in più circostanze, tanto da far credere alla gente che averlo in squadra era quasi un male considerando l'Ibra-dipendenza. E qui, ancora una volta, sono uscite le qualità di Allegri perchè nel momento in cui lo svedese ha deciso di mettersi autonomamente fuori dai giochi procurandosi due assurde squalifiche nel momento cruciale della competizione, il tecnico è stato costretto a rimescolare le carte. E se è vero che affidarsi a Pato è una sorta di assicurazione sulla vita, è anche vero che disegnare un tridente Boateng-Cassano-Robinho non è la cosa più semplice di questo mondo. E invece la storia recente la conosciamo tutti...
Altre figure di spicco? Il portierone Abbiati, uno che sugli scudetti milanisti ci mette sempre la firma; la coppia Thiago Silva-Nesta, tandem come pochi al mondo; il terzino Abate, capace di alzare l'asticella delle proprie potenzialità in maniera inaspettata; i mastini Gattuso, Flamini e Van Bommel, la fantasia originale di Boateng, e soprattutto l'esperienza di uomini ancor prima che calciatori: Zambrotta e Seedorf.
Ma una struttura che si rispetti è progettata da architetti di livello, dunque non vanno trascurati i comandanti della baracca: Adriano Galliani a gestire il mercato, Silvio Berlusconi a dare il via definitivo a qualunque operazione, anche quella che ha portato all'addio, sofferto, di Ronaldinho, peresempio! Resta la "macchia" della prematura eliminazione dalla Champions per via, fra l'altro, di una compagine tutt'altro che imbattibile, ma ci sarà tempo per tornare competitivi anche in Europa: se lo augurano i tifosi, i giocatori hanno ancora "fame", e la società sicuramente non lascerà inascoltate le esigenze del proprio popolo.
L'appunto finale, non a caso, l'ho lasciato per fare i miei più sentiti complimenti agli amici della redazione di Canale Milan: nati da qualche mese ma già punto di riferimento per ogni milanista per restare sempre aggiornati su tutto ciò che riguarda Ibrahimovic e soci. Complimenti ad Ezio e staff, questo scudetto è anche vostro!