Marotta: «Conte, spirito Juve»
«Conte ha militato a lungo nella Juve, ottenendo tante importanti vittorie. E queste arrivano non solo grazie alle qualità tecniche, ma soprattutto grazie a quelle umane. E sono anche queste ad averci convinto della bontà della nostra scelta». Giuseppe Marotta presenta così Antonio Conte. L’amministratore delegato è soddisfatto e sa di aver affidato la squadra ad un vincente: «In questi anni Conte ha abbinato successi e qualità di gioco e siamo convinti che il suo sia il profilo dell’allenatore giusto per la Juventus. Gli auguriamo un futuro ricco di soddisfazioni e siamo convinti che attraverso il suo lavoro si possano scrivere nuove pagine importanti sella storia bianconera, perché saprà portare alla Juve quello spirito vincente che ne ha contraddistinto tutta la carriera».
Marotta si conduce quindi ad alcune domande di mercato, ribadendo la stima per Marchisio, al centro delle voci negli ultimi giorni: «Marchisio è un elemento importate della Juventus. Abbiamo rinnovato poche settimane fa il suo contratto e non abbiamo intenzione di privarcene. E’ cresciuto nel settore giovanile, è juventino dentro e quelle che si sono lette sono solo fantasie. Quanto alle prossime mosse, faremo una riunione con Conte, Paratici e Nedved e analizzeremo le forze che al momento rappresentano il nostro patrimonio. Faremo ogni sforzo possibile per accontentare le richieste del tecnico e per alzare il livello qualitativo del gruppo».
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Conte: «Adesso tocca a me»
«Adesso tocca a me». La proverbiale grinta di Antonio Conte non è certo svanita in questi sette anni lontano dalla Juventus. Anzi si è alimentata con il desiderio di allenare la sua squadra, quella che ha guidato in campo a tanti trionfi. E ora che ce l’ha fatta, il nuovo tecnico bianconero non vede l’ora di iniziare: «Ringrazio il direttore Marotta e la società per questa occasione - esordisce Conte nella conferenza stampa di presentazione - Per me si tratta di un ritorno a casa, dopo sette anni. Ho sempre sognato questo momento ed era un obiettivo che mi ero prefissato quando ho iniziato la carriera di allenatore».
Il tecnico era stato buon profeta, quando, agli inizi della sua avventura in panchina, aveva dichiarato che se entro pochi anni non fosse riuscito ad arrivare in una società importante avrebbe smesso: «Qualcuno aveva visto della presunzione in quelle parole, ma in realtà il significato era diverso. Avendo sottratto tanto tempo alla mia famiglia da calciatore, intendevo darmi un limite temporale come allenatore. Se entro quel limite non fossi arrivato ad alti livelli, allora mi sarei finalmente dedicato ai miei cari».
Si è parlato molto in questi giorni di moduli e di come Conte prediliga uno spregiudicato 4-2-4: «I numeri significano poco, quello che conta sono i principi e le idee, che naturalmente si devono evolvere con lo studio, l’esperienza e il confronto quotidiano con i giocatori. Io voglio che la mia squadra tenga la palla. Siamo noi a dover fare la partita ed è questa la mentalità che cerco di trasmettere ai miei giocatori. Dovremo essere corti, cercare di riconquistare il pallone il prima possibile, senza arretrare. Il nostro obiettivo è tornare a essere protagonisti. Lo chiede la storia della Juve e, attraverso il lavoro, il sacrificio e il giusto atteggiamento dovremo riportare questa società dove merita e dove i tifosi chiedono che stia».
Inevitabilmente il discorso si sposta sul mercato, a cominciare dal nuovo arrivo, Andrea Pirlo: «I grandi calciatori con me trovano sempre spazio. Pirlo è un Nazionale, dotato di classe e carisma, così come Marchisio, che ha grande cuore e qualità notevoli. Sono giocatori da Juve e sono felice di averli a disposizione. Obiettivi di mercato? Faremo subito una riunione con Marotta, Paratici e Nedved e inizieremo a parlarne in modo approfondito. La cosa più importante sarà spendere bene. In ogni caso in questa squadra c’è un’ottima base che viene da un campionato non felicissimo, ma punto anche sulla voglia di riscatto di chi rimarrà. Non c’è da stravolgere nulla, solo da aggiustare...».
Una base da cui ripartire è costituita anche da giocatori che Conte conosce molto bene, essendo stato loro compagno, come Del Piero e Buffon: «Devono essere un valore aggiunto sotto tutti i punti di vista. Loro rappresentano la juventino, sanno cosa significa vincere e soprattutto sanno come si vince».
Conte ritrova una Juventus cambiata, proiettata al futuro, grazie al nuovo stadio e al centro di allenamento, che ha iniziato pian piano a scoprire: «Tutto questo ben di Dio è il massimo per un allenatore. C’è tutto per fare bene: campi, palestra, struttura e organizzazione. Soprattutto c’è un progetto nel quale credo. Con tutto il bene e l’amore che provo per questi colori, se non ci fosse stato, non avrei accettato. C’è grande entusiasmo e voglia di costruire qualcosa di importante. Ora sono alla Juve, me la sono sudata e guadagnata e sento grande fiducia da parte di tutti. Ora tocca a me».
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