E' l'apnea che contraddistingue le attese che contano, a colorare ed insaporire l'aria del Silvio Piola nell'introdurre una sfida in cui si condensano il sudore e le sofferenze, ma anche le passioni ed i sorrisi di tutta una stagione. Due risultati su tre, per un Novara che Tesser disegna ricalcando le linee di quello splendido disegno che gli consentì di dettare legge per una lunga porzione di campionato: Un Gonzalez acciaccato ma voglioso di chiudere alla grande il suo sogno novarese guida assieme a Bertani il reparto avanzato.
Tutto nuovo, invece per il Padova di Dal Canto; obbligato alla vittoria e coraggioso nel modificare l'assetto offensivo proprio la notte più importante. C'è Vantaggiato, e non Ardemagni, ad armare assieme a De Paula il talento di El Shaarawy. Le riflessioni scacchistiche, riguardo alla maniera più opportuna di mettere in difficoltà l'avversario, vengono però spazzate via dal tornado di avvenimenti che si abbatte sul rettangolo verde del Piola tra il tredicesimo e il quindicesimo minuto di gioco. Tutti decisamente favorevoli alla corsa del Novara.
Prima Cesar viene giustamente espulso per avere steso Gonzalez da posizione favorevolissima. Poi lo stesso Gonzalez si ricorda di tutto il talento in suo possesso, rendendo onore alla strepitosa prima parte di campionato disputata, che lo ha incoronato come uno dei centravanti più forti del campionato; e rispolverando il sinistro delle grandi occasioni che gli consente di esplodere un siluro con un unico esito possibile. La rete, puntuale, si gonfia, innescando un entusiasmo sopito da 55 anni.
La contromossa di Dal Canto è quella di privarsi del suo giocatore più talentuoso, El Shaarawy, barattando l'accortezza di Trevisan con l'imprevedibilità del Piccolo Faraone. Una mossa che pur rendendo gli ospiti più quadrati, non inibisce comunque la loro iniziale folata d'orgoglio. Vantaggiato prima, e Italiano poi, provano a prendere a pallate la frustrazione; senza però ottenere gli effetti sperati. Anche perché il Novara, giustamente, evita di scoprirsi, cercando piuttosto di allargare le già menomate difese avversarie per poi insidiarle dal cuore dell'area.
La densità di ritmo, è l'ingrediente principale anche della ripresa, al punto che nel giro di una ventina di secondi, Marianini prima e De Paula poi provano a dare il loro benvenuto ai portieri avversari, senza però riuscire a metterli realmente in difficoltà. Un alternarsi di emozioni, e di versanti, che continua a contraddistinguere la contesa, andando al di là delle facili considerazioni derivanti dalla disparità numerica in campo, tanto che a Bertani fa subito eco Cuffa, abile a sdoppiarsi in entrambe le fasi, ma pagando inevitabilmente dazio alla lucidità proprio nel momento più importante. Ujkani ringrazia e ci fa una gran figura.
Come nella prima frazione, però, è il tagliente filo di un rasoio lungo sessanta secondi a sancire la differenza tra ciò che sarebbe potuto essere e ciò che invece sarà. Se Renzetti non riesce a coronare con la rete l'ennesima discesa della sua commovente partita, Rigoni si prende invece con la prepotenza che solo chi possiede più talento degli altri può sfoderare, il luccicante scettro che spetta all'eroe della promozione del Novara. Dopo la prodezza da panico che mise in ginocchio la Reggina, infatti, il metronomo delizia platea, compagni e perché no anche avversari con l'accelerazione che squassa la difesa patavina condannandola alla resa definitiva.
Il detonatore perfetto di un esplosione di gioia trattenuta troppo a lungo per non farsi sentire in tutto il suo fragore. Da questo momento in poi, infatti, la partita lascia spazio all'accademia, sempre magistralmente condotta da Marco Rigoni, prima che Tesser conceda a lui ed alla sua gente, la giusta passerella per dichiararsi reciproco amore. Il sentimento dominante, soprattutto per la sua gigantesca iniziale, per una città, per un popolo, completamente immerso nell'ebbrezza di un sogno, una follia, talmente lucida da essersi trasformata in realtà.