Carboni ardenti... alla prima. La situazione degli allenatori a rischio

Carboni ardenti... alla prima. La situazione degli allenatori a rischio




Prima giornata, primi dolori, prime sentenze. Il calcio che conta ha appena dispiegato le proprie ali, ma le panchine incominciano a scricchiolare senza pietà. I ricordi di Donadoni a Cagliari sono stati velocemente rimossi dal due a uno inflitto alla Roma dal suo erede Ficcadenti, al termine di una gara inguardabile da parte dei giallorossi. Ed è proprio Luis Enrique il primo allenatore che andiamo a esaminare. Dando ascolto al ruolino di marcia dello spagnolo, ci sarebbero già i primi problemi: l'eliminazione in Europa League è stato un campanello ascoltato da Sabatini, che ha dato all'ex Barça le pedine indispensabili per andare avanti nel progetto. Il problema vero è che Roma non perdona chi non fa giocare Totti, o lo maltratta calcisticamente parlando: il Pupone è una presenza troppo ingombrante per Luis Enrique, che dovrà gestirlo al meglio in campo, e gestirlo molto meglio - di quanto fatto finora - fuori. Le stilettate, all'Olimpico, non sono ancora ammesse, anche se bisognerebbe dare tempo al tecnico: occhio, perché sabato c'è l'Inter a San Siro, certamente non l'ultima arrivata.
Proprio l'Inter ha, per problematiche differenti, il suo Benjamin Malausséne fatto in casa, ovvero Gianpiero Gasperini. Professione capro espiatorio, è vero, però alcune scelte tecnico tattiche hanno avuto esiti disastrosi, e lo si è visto con il Palermo: squadra lunga e spaccata in due, con i tre dietro che - oltre a non avere filtro - si sono regalati una serata da film horror. Hernandez, Ilicic e Miccoli hanno scherzato, Pinilla ha chiuso il conto, ma il problema rimane a monte. Quando cerchi Villas Boas, poi Capello, magari del Bosque e punti - come almeno terza, più probabile quinta - scelta Gasperini... In più una campagna acquisti ancora al risparmio ha dato la giusta dimensione a questa Inter. Aspettando Guardiola la prossima stagione?
Chi voleva aspettare era Maurizio Zamparini. "Uno fra Ranieri e Delio Rossi". I no erano pressoché ovvi e il successore di Pioli, alla fine, è rimasto Devis Mangia. Un carneade, direbbe Manzoni, ma è stato l'allenatore che nella scorsa stagione ha assemblato il Varese primavera fino a portarlo alla finale del campionato. Un neofita del calcio professionistico che vince alla prima gara in Serie A: c'è da fargli solamente i complimenti. E gli avvisi, perché oggi Mangia è il "nuovo Wenger". Domani potrebbe essere il "nuovo Delio Rossi": esonerato e rimpianto proprio da Zamparini.