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| TORINO - Meno male che Pavel Nedved ama il golf: chi lo pratica sostiene che - a volte - rilassi. Dopo una vita spesa a correre come un pazzo in campo, la Furia Ceca si è dovuto sintonizzare su frequenze decisamente più blande e, frequentare il green, deve averlo aiutato parecchio nel rendere morbida la sua inevitabile metamorfosi. Prima un anno di black out dopo l’addio al calcio, poi, da ottobre 2010, la nuova vita da manager bianconero entrando nel gotha della Juventus a occupare una delle poltrone del consiglio di amministrazione, esaudendo la richiesta espressa direttamente dal presidente Andrea Agnelli , suo grande amico nonché vicino di casa a La Mandria. L'APPRENDISTATO - Da quel giorno sono passati quasi 18 mesi, un tempo in cui ha avuto modo di comprendere dinamiche che sino a prima gli erano sconosciute. Il lavoro dirigenziale dietro la scrivania, si sa, non è nemmeno lontano parente di quello che invece richiede piedi fini. In questo periodo il numero uno della Juventus ha apprezzato come il ceco si è mosso e ora pare che per lui siano maturi i tempi per trovare una collocazione precisa e quindi entrare in società con un ruolo che sarà progressivamente più operativo. In effetti sinora Pavel-il biondo aveva più che altro cercato di interpretare al meglio la delicata figura di chi deve rappresentare il trait d’union tra lo spogliatoio e la società. Il carattere schietto, il suo modo di essere associato a un curriculum calcistico da top player gli hanno permesso di interpretare al meglio il mandato. Un mandato che pare a questo punto destinato a conoscere un cambio di direzione. Anche se ora è il momento in cui tutte le energie sono volte a mantenere la massima concentrazione per non vedersi sfuggire i due obiettivi sul più bello. Per Nedved è comunque pronta una nuova vita all’interno della Juventus.
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